giovedì 25 ottobre 2012
Il prefetto di Napoli aveva rimproverato il parroco per non aver chiamato la sua collega di Caserta, Carmela Pagano, "signora prefetto", ma solo "signora", nel corso di un incontro sul problema dei roghi tossici di rifiuti in Campania.​
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Una stretta di mano, due crocifissi come dono, una pacca sulla spalla. Don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, in provincia di Napoli, e il prefetto Andrea De Martino hanno fatto la pace. "Sono qui per stringergli la mano", ha detto il sacerdote prima di incontrare De Martino al quale ha donato un crocifisso, opera di artigiani di Ortisei, in provincia di Bolzano, ricevendo in cambio un crocifisso. "Siamo fratelli anche nella fede", ha commentato don Patriciello. Era stato il prefetto a rimproverare il parroco per non aver chiamato la sua collega di Caserta, Carmela Pagano, 'signora prefetto', ma solo 'signora', nel corso di un incontro, a palazzo di Governo lo scorso diciassette ottobre, che verteva sul problema dei roghi tossici di rifiuti, spesso abbandonati illegalmente, nella cosiddetta Terra dei Fuochi, tra le province di Napoli e Caserta. Il video di quanto accaduto, circolato nei giorni successivi sulla Rete, ha acceso i riflettori e sull'episodio.Una "mortificazione", quel rimprovero che, però, si è trasformata, dice don Maurizio, in qualcosa di buono perché ha richiamato "l'attenzione su quello che accade a Caivano, nelle nostre campagne che stanno bruciando anche adesso. Quindi "non tutti i mali vengono per nuocere, anzi dobbiamo ringraziare per questo incidente il signor prefetto perché finalmente sono stati accesi i fari sul problema". E se quello che don Maurizio ha definito "incidente" è servito ad accendere i riflettori sui roghi tossici della Terra dei Fuochi, allora "Dio sia Benedetto, evviva la Divina provvidenza". "Rimane per me che dire 'signora' a una signora è un complimento - ha aggiunto il prete - Era quella la mia intenzione. Si sono sprecate tante parole, fin troppe". De Martino e il parroco sono stati più di un'ora nella stanza del prefetto. Dei contenuti dell'incontro si è saputo che "c'è l'impegno di continuare il lavoro contro i roghi tossici e lo sversamento illegale".Dal canto suo, il prefetto ha ribadito che si è trattato di "un momento di debolezza e stanchezza". "Del resto questo gesto, la stretta di mano - ha sottolineato - vale più di mille parole". Parroco e prefetto si erano già incontrati, la scorsa settimana, al funerale di Pasquale Romano, il ragazzo di Cardito, vittima innocente della camorra, ucciso perché scambiato per un malavitoso. Ma non ci fu, in quella occasione, "nemmeno un minuto per parlare" di quanto accaduto, ha precisato il parroco, che notò come il prefetto avesse fatto la comunione, segnale che "siamo fratelli anche nella fede".Don Patriciello, che domani a Roma, sarà ricevuto dal ministro degli Interni Annamaria Cancellieri, ha colto l'occasione per ricordare che nelle terre di confine tra Napoli e Caserta, si vive "un dramma immenso che non è più un problema ecologico, ma un dramma umanitario". Quelle campagne, "le nostre", come ha sottolineato, "sono diventate uno sversatoio di rifiuti tossici interrati o bruciati e le sostanza tossiche vengono respirate dai nostri bambini". "Se la gente ci chiede l'aria non possiamo far finta di niente - ha concluso - Non avrei mai pensato da bambino che mi avrebbero rubato l'aria. È uno scempio si è fatto finta di niente in tanti anni".
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