lunedì 20 aprile 2015
Presentata a Lucca una mozione: «Anche l’Italia esca dal limbo». Sì a corpi civili e a politiche nuove: 70 le firme dei parlamentari.
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I diritto alla pace come fondamento di tutti i diritti. Focsiv-Volontari nel mondo lancia un appello al Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite, al Governo italiano e all’Unione europea. Un progetto ambizioso, che mette in discussione il tradizionale diritto alla sovranità e alla guerra delle nazioni, ma che poggia sul robusto impianto giuridico e sulla mobilitazione del Centro per i diritti umani e la pace dell’Università di Padova: oltre 300 enti locali, tra cui cinque regioni, hanno già approvato delibere sullo ius pacis. La pista scelta per far decollare l’appello è il Festival del volontariato che si chiude oggi a Lucca. E il progetto della Focsiv incassa già un primo risultato: il sostegno dell’intergruppo parlamentari per la pace, 70 tra deputati e senatori di Sel, Pd, M5S e dell’area di Scelta civica. «L’appello della Focsiv sarà il testo base – promette il coordinatore Giulio Marcon, deputato di Sel – per una mozione trasversale che sia un atto di indirizzo per politiche di pace».Alla tavola rotonda su "Volontariato e pace, il ruolo dei volontari nelle situazioni di conflitto" è il presidente della Focsiv Gianfranco Cattai a presentare l’appello. «Cento anni fa la prima guerra mondiale ha lasciato sul campo più di 10 milioni di morti e 20 di feriti e mutilati», si legge nell’appello. Poi centinaia di altre guerre «hanno causato più di 200 milioni di vittime». Oggi «gli interessi economici, i fondamentalismi religiosi e la cultura dello scarto continuano a fare vittime». È dunque tempo per «creare una cultura che fermi il dilagare delle violenze» e valorizzi «i volontari internazionali che quotidianamente lavorano per la pace». La Focsiv sottolinea «l’opportunità storica di inscrivere formalmente la pace tra i diritti umani internazionali internazionalmente riconosciuti». «Viviamo in un tempo in cui si cancellano i nomi per non vedere la realtà – sottolinea Marco Tarquinio, direttore di Avvenire e moderatore dell’incontro – che è quella di una Guerra Mondiale combattuta a pezzi, come è riuscito a farci vedere papa Francesco. I volontari si impegnano per non cedere alla logica dell’odio dei mercanti di armi». Monsignor Joachim Ouedraogo, vescovo del Burkina Faso, sottolinea come «per l’educazione alla pace servono passerelle tra i popoli, tra le culture e anche tra i volontari». Ad avviare la campagna per il diritto alla pace è stato il Centro di Padova diretto dal professor Antonio Papisca. «La pace è al centro di una contesa tra il vecchio diritto internazionale della sovranità degli Stati e il nuovo diritto internazionale fondato sulla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Uno ius "umano-centrico" con principi vincolanti. Il Consiglio diritti umani dell’Onu ne sta discutendo. Ambienti diplomatici ci dicono che il problema è il traffico di armi. Dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni avevamo avuto assicurazioni sull’impegno del nostro ambasciatore. L’Italia esca dal limbo». Il governo italiano può fare anche altro. Il volontariato chiede di stabilizzare i Corpi civili di pace. E raccoglie firme per una legge che istituisca il Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta, che metta insieme Protezione civile, Vigili del fuoco, Corpi civili di pace e un istituto di ricerca ad hoc. Perché se vuoi la pace, prepara la pace.
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