giovedì 5 febbraio 2015
La conferma dal ministro Lorenzin. Nella lista eterologa e le cure a domicilio per ragazzi autistici.
Sanatoria per 2200 punti scommesse
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A curare i malati di azzardo sarà lo Stato. Per la prima volta diventerà a carico del Sistema sanitario nazionale il trattamento e l’assistenza di «persone con dipendenze patologiche» e «comportamenti d’abuso», compreso il gioco d’azzardo. È una delle novità introdotte nei livelli essenziali d’assistenza (Lea), illustrate ieri dal ministro della Salute Lorenzin in commissione Sanità al Senato. Nella nuova lista delle cure garantite ci saranno pure la fecondazione omologa ed eterologa, nuovi vaccini come quello anti-varicella e il papillomavirus, l’epidurale per le partorienti, moderni screening prenatali come il bi-test, ma anche 110 malattie rare e l’autismo. Un ampliamento che costerà 415 milioni di euro. Una cifra «spalmata su due anni, sostenibile per le Regioni – ha detto il responsabile del dicastero – non è il miliardo che avevamo preventivato», visto che alcune realtà territoriali hanno inserito innovazioni. A non credere nella fattibilità a costo zero per gli italiani dei nuovi livelli essenziali è il coordinatore degli assessori regionali alla Sanità, Luca Colletto: «Sarà difficile garantirli aumenti di tasse». Non diventerà comunque tutto gratis per i cittadini, almeno nel caso dell’eterologa che, come l’omologa, «sarà erogabile, senza ambiguità né equivoci» ha precisato Silvia Arcà della direzione generale del Ministero. Tranne che per la selezione dei donatori e la conservazione delle cellule, per cui verrà chiesta una compartecipazione della coppia. Saranno le Regioni a stabilire le tariffe del ticket - contributo stimato, 250 euro - comunque all’interno di un tetto. Novità assoluta, l’inserimento di servizi domiciliari e ambulatoriali per minori con disturbi neuropsichiatrici come l’autismo. Uno di quegli eventi che «il mondo della sanità attendeva da molte legislature – ammette il deputato Paola Binetti (Ap), riferendosi ai 14 anni trascorsi senza esser mai riusciti ad aggiornarli – troppe se ci si mette nei panni di pazienti e famiglie».

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