La Macedonia, nelle ultime 24 ore, ha permesso solamente a 310 migranti di entrare nel Paese chiudendo le sue frontiere con la Grecia ai migranti afghani e lasciando passare solo iracheni e siriani. Diecimila persone sono rimaste bloccate in corrispondenza del confine tra Grecia e Macedonia, a Idomeni, dove molti profughi hanno cercato di prendere d'assalto la recinzione, mentre altri hanno inscenato una protesta chiedendo alle autorità macedoni di riaprire i confini. Guarda il video dei profughi che protestano al confine greco-macedone (Reuters)
Come si è arrivati a questo blocco della frontiere tra Grecia e Macedonia? Le nuove linee guida approvate giovedì 18 febbraio a Zagabria dai responsabili delle polizie dei Paesi balcanici hanno avuto come conseguenza, negli ultimi giorni, una forte contrazione del numero di migranti che hanno attraversato il confine nel sud della Macedonia. I capi delle polizie di Serbia, Croazia, Slovenia, Macedonia e Austria si sono accordati a Zagabria di procedere con una registrazione congiunta dei rifugiati nel campo di Gevgelija, alla frontiera greco-macedone e di organizzare assieme il trasporto verso l'Austria.I responsabili delle polizie di Austria, Croazia, Macedonia, Slovenia e Serbia si sono accordati anche nell'organizzare un trasporto congiunto di migranti dal confine greco-macedone verso l'Austria. La polizia di ogni paese garantirà il passaggio, nei limiti fissati, dei migranti. Questi ultimi saranno poi schedati da tutti gli stati coinvolti.La polizia macedone è stata la prima a mettere in pratica le nuove procedure perquisendo i migranti e chiedendo loro di mostrare il passaporto. Tutto ciò ha causato un accumulo di persone che attende dal lato greco della frontiera. La polizia greca ha dichiarato che in 800 erano bloccati al confine e per l'Associated Press altri 2.750 stanno aspettando nelle vicinanze. Nel frattempo un'altra notizia arriva dall'Ungheria dove più di 500 migranti sono stati arrestati dopo aver attraversato illegalmente il confine ungherese, dalla Serbia e dalla Croazia, nonostante il muro eretto dalle autorità magiare l'anno scorso.
Come si spiegano i cambiamenti che stanno avvenendo sulla rotta balcanica?Tali cambiamenti lungo la rotta balcanica arrivano pochi giorni dopo che l'Austria ha fissato un tetto massimo di migranti permettendo l'entrata di 3.200 persone al giorno provenienti da paesi in guerra e le richieste di asilo per sole 80 persone al giorno. Allargando ancora di più lo sguardo al contesto globale: negli ultimi 6 anni sono scoppiati o si sono riattivati almeno 16 conflitti: 8 in Africa (Costa d’Avorio, Repubblica Centrafricana, Libia, Mali, nordest della Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Sud Sudan e quest’anno Burundi); 4 in Medio Oriente (Siria, Iraq, Afghanistan e Yemen); 1 in Europa (Ucraina) e 3 in Asia (Kirghizistan, e diverse aree della Birmania e del Pakistan). Si può partire da questo quadro geopolitico per capire perché ogni giorno 42.000 persone sono costrette a lasciare la propria casa e continueranno a farlo. Dove vanno? La maggior parte trova accoglienza nei paesi dell’Africa subsahariana (4,1 milioni di persone), in Asia e Pacifico (3,8 milioni), in Europa (3,5 milioni), in Medio Oriente e Nordafrica (3 milioni) e nelle Americhe (753mila). Quali sono i timori degli operatori umanitari riguardo al futuro dei profughi nei Balcani?«Come mai a Slavonski Brod che è solo luogo di registrazione e partenza ci sono 10.000 letti e si sta pensando a farli diventare 15.000? Perché la stessa cosa accade a Preševo? Che progetto vi è nel risanare un vecchio stabilimento a Šid per metterci migliaia di brandine?». Se lo è chiesto Silvia Maraone, operatrice delle Acli, dopo che nelle scorse settimane ha percorso più 3.800 chilometri sulla rotta balcanica per misurare con mano cosa sta accadendo lungo la via più transitata dai profughi per raggiungere l’Europa (l’80% del quel milione di profughi arrivati nel 2015, dati Acnur, ndr): solo a gennaio 2016, 46mila persone l’hanno percorsa e 280 sono morte.