lunedì 23 febbraio 2015
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Il fronte più "caldo" resta quello della val di Susa: ieri a Torino è sceso di nuovo in piazza il Movimento No Tav, con in testa ventiquattro sindaci della valle che nei giorni scorsi hanno anche scritto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, chiedendo di essere ricevuti.  Diecimila, secondo fonti del movimento, i manifestanti che hanno sfilato nel centro del capoluogo piemontese per protestare contro la Torino-Lione e i suoi costi: quattromila i presenti secondo la questura. Qualche disagio si è registrato sulla linea ferroviaria Torino-Milano: un centinaio di manifestanti, partiti da Milano senza biglietto, hanno occupato i binari della stazione di Novara, causando ritardi e cancellazioni.«L’unica grande opera è mettere in sicurezza il territorio», ha dichiarato Sandro Plano, primo cittadino di Susa, dal palco allestito in piazza Castello. «I 2,9 miliardi del Tav vanno destinati al dissesto delle scuole, e venti miliardi al dissesto idrogeologico». I 24 sindaci hanno approvato all’unanimità una delibera in cui si chiede di abbandonare la costruzione della linea ad alta velocità Torino-Lione, e di investire i fondi in sanità, scuole, università e ricerca, lotta all’evasione fiscale e interventi sul territorio. «Valutato che la situazione economica e sociale del Paese è estremamente critica sotto molteplici aspetti, risulta necessaria un’inversione di rotta che dia priorità e risorse alla corretta gestione del territorio, scoraggiandone e bloccandone il consumo insensato», si legge nel testo della delibera. Per i primi cittadini della Valsusa basterebbero 20 metri di Tav per proteggere il territorio dal rischio idrogeologico, considerato che la Torino-Lione costa 158 milioni di euro al chilometro. La delibera verrà inviata a tutti i sindaci d’Italia, che Plano ha invitato nella valle: «Vorremmo fare un’assemblea dei sindaci di tutta Italia in Valsusa per sensibilizzare gli amministratori sui veri problemi del Paese, mentre le amministrazioni comunali si vedono costrette a tagliare sui servizi essenziali o a inasprire la tassazione».La manifestazione di Torino precede di tre giorni il vertice bilaterale Italia-Francia a Parigi, nel quale si discuterà, tra l’altro, la richiesta all’Ue di finanziare il 40% del costo della prima parte dell’opera, che comprende la galleria di 57 chilometri e le stazioni internazionali di Susa e St. Jean de Maurienne.«Inutili e dannose»: così i movimenti del No, spesso sostenuti dagli amministratori locali, spesso definiscono le opere oggetto delle contestazioni. Come il Muos di Niscemi, bloccato la scorsa settimana dalla sentenza del Tar di Palermo che ha accolto il ricorso del Comune interessato. «I cittadini non vogliono il Muos – ha spiegato il sindaco, Francesco La Rosa – finché non c’è la certezza che non crei danni alla salute». L’Istituto superiore di Sanità aveva dato parere positivo, ma lo studio, come hanno sottolineato i giudici del Tar nella sentenza, «è un documento non condiviso da tutti i professionisti che hanno formato il gruppo di lavoro», in particolare «dai due esperti designati dalla Regione siciliana, Mario Palermo e Massimo Zucchetti», i quali, «con una loro autonoma relazione allegata allo studio, evidenziano che non sarebbe stata ben indagata neppure la reale dimensione del rischio per la salute». Da parte sua, il governatore Crocetta ha fatto sapere: «Siamo stati obbligati a rilasciare le autorizzazioni, dopo il parere dell’Iss. Ma non ci siamo opposti al ricorso del Comune».Continuano a lottare in Tribunale anche gli attivisti salentini che si oppongono all’approdo del gasdotto Tap a San Foca. Il pm di Roma Maria Letizia Golfieri ha aperto un’inchiesta sulle procedure adottate dal ministero dell’Ambiente per concedere parere favorevole al rilascio della Via (Valutazione di impatto ambientale) sull’opera: gli accertamenti sono stati avviati, secondo quanto riferisce la stampa locale, dopo un esposto dei comitati No Tap.
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