martedì 24 settembre 2013
​Solo "finalità educative" per far emergere un linguaggio obsoleto nella scelta di un compito sull’omosessualità.
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C’era una «finalità educativa» dietro il compito affidato agli studenti dell’ultimo anno del liceo classico Mariotti di Perugia nel quale figurava anche la voce «omosessualità» tra le «colpe» alle quali attribuire un voto in ordine di gravità. L’idea era quella di mostrare ai ragazzi un questionario ormai datato, «con ampia ed argomentata premessa sul suo superamento sia nel linguaggio, sia nella sua articolazione», spiega in una nota pubblicata sul sito della Conferenza episcopale umbra Massimo Liucci, il docente di religione che lo ha proposto e che è finito al centro di una bufera mediatica. Intento del professore era «la presa di coscienza personale dei singoli studenti» attraverso la lettura del «questionario, uscito in una rivista ben dieci anni or sono» che è ben lontano dall’odierna situazione. E, aggiunge Liucci, si volevano «far emergere eventuali posizioni, ormai residuali, coincidenti con l’impostazione obsoleta che il questionario proponeva ed accompagnare con l’azione educativa un processo di effettivo superamento di tali posizioni». Di fatto, l’opposto di quanto raccontato da associazioni omosessuali o da alcune testate. Lo riferiscono anche gli stessi liceali. Con una premessa: «Al classico Mariotti non si insegna l’omofobia». La loro versione è identica a quella del docente. «Il professore di religione ha subito specificato che il compito non era che l’estratto di un’indagine sociologica di anni ed anni or sono. Ci ha tenuto a precisare come la voce “omosessualità” non fosse giustificabile. Ma soprattutto non richiedeva nient’altro che un confronto diretto su temi come l’aborto o il suicidio, anch’essi presenti nella lista. L’esercizio era mirato a provare, in una classe in cui giustamente convivono le opinioni più disparate, che vi sono e saranno sempre dei livelli che nessuno di noi saprebbe valicare». La conclusione è forte. «Quello che ci lascia basiti sono le invenzioni dei giornalisti a scopo di creare polemica – sottolineano i ragazzi –. E ci dispiace che associazioni come Omphalos Perugia, ritengano che sia necessario questo genere di esagerazione e continua rincorsa allo scandalismo per operare in favore degli omosessuali».
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