sabato 8 novembre 2014
In 40 anni i Centri aiuto alla vita (oggi 345, in continua crescita) hanno consentito la nascita di 160mila bebè accogliendo le loro mamme intenzionate ad abortire.
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In quarant’anni di attività i Centri di aiuto alla vita promossi in tutta Italia da migliaia di volontari del Movimento per la vita hanno fatto nascere 160mila bambini, dialogando con altrettante mamme che inizialmente avevano deciso di abortire. È solo uno dei dati usciti dal convegno nazionale dei Cav in corso fino a domenica a Montesilvano (Pescara), che ha registrato come nel 2013 i 345 Centri aiuto alla vita oggi presenti nel nostro Paese (in continua crescita) abbiano consentito la nascita di 10.291 bambini, quattrocento in più dell’anno precedente. Per la prima volta dunque è stata superata la soglia dei 10mila bebè "figli" del metodo di accoglienza, ascolto, condivisione, dialogo e sostegno adottato sin dal 1975 nei Cav, un’esperienza che va consolidandosi e che attira un numero crescente di volontari, specie tra i giovani, senza alcuna barriera culturale, religiosa e sociale. Un’altra soglia è stata superata nel numero di gestanti assistite, per la prima volta oltre quota 15mila. In vent’anni i bambini cui è stato consentito di venire al mondo si è triplicato. Ma «non possiamo non chiederci – come ha detto Carlo Casini, presidente nazionale del Movimento per la vita – quanti bambini avremmo potuto far nascere in questi 40 anni se le istituzioni ci fossero state vicine». I Cav infatti possono contare quasi esclusivamente su contributi privati e donazioni, con istituzioni locali che solo in pochi casi e in modo del tutto insufficiente alle esigenze sostengono i progetti di supporto alle aspiranti madri.

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