mercoledì 31 agosto 2016
​Il presidente di Migrantes fa il punto su un aspetto trascurato.
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Perego: migranti tra le vittime ma anche tra i soccorritori
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Tanti migranti hanno dato il loro aiuto alle popolazioni terremotate. Lo fa notare monsignor Gian Carlo Perego, direttore di Migrantes. "Anche il terremoto - osserva - ha mostrato il volto di un'Italia diversa, sempre più europea, multietnica con la presenza di persone provenienti soprattutto dalla comunità europea, ma anche da altri paesi del mondo". Tra i morti, i feriti e i dispersi si contano anche almeno 16 vittime tra gli stranieri migranti (10 rumeni, 3 inglesi, 1 canadese, 1 spagnolo, 1 salvadoregno), 16 immigrati ancora dispersi e 5 feriti in ospedale. "Il peso più grande delle morti - osserva - si conta nella comunità rumena. Una presenza, quella rumena, diffusa in tutto il territorio del sisma, con oltre 8.000 persone". "Tra i morti migranti ci sono spose, madri, badanti, lavoratori e lavoratrici in agricoltura e stagionali nelle coltivazioni di fragole e lamponi, anche dei ragazzi e degli studenti rappresentanti di uno spaccato del nostro Paese che vede ormai 400mila famiglie miste, 2 milioni e trecentomila lavoratori, oltre 1 milione e duecentomila minori, 800mila studenti stranieri nelle scuole, come ha ricordato il recente XXV Rapporto immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes", sottolinea Perego. Quindi, la solidarietà degli immigrati nei confronti delle popolazioni colpite dal terremoto: "Accanto ai terremotati, come hanno dimostrato diverse testimonianze, sono corsi anche molti immigrati e anche richiedenti asilo e rifugiati , cristiani e islamici, che hanno dato il loro contributo al salvataggio delle persone, alla donazione del sangue per i feriti, all'ospitalità: un altro tassello del volontariato in un'Italia diversa". "Vicini ai terremotati si sono dimostrate subito le comunità dei cinesi a Prato e in Italia, come anche le comunità di emigranti italiani in Svizzera, Germania e in Canada che hanno promosso una raccolta fondi a favore dei terremotati. Anche il terremoto segnala per le nostre città e paesi un cammino di integrazione che non può che ripartire da una condivisa cultura dell'incontro e del dono", conclude Perego.
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