sabato 19 ottobre 2013
Per far fronte alla crisi molti comuni hanno rivisto le tariffe della refezione scolastica, aumentando i prezzi per le famiglie in fascia elevata. Scatenando le proteste dei genitori. Chi ha ritirato i figli dalla mensa, chi chiede libertà di «schiscetta», chi si rivolge ai tribunali amministrativi. Sentenza choc in Toscana: alcune fasce Isee sono illegittime.
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C’è chi lo chiama "sciopero del panino", chi "schiscetta day", chi addirittura "sciopero della fame". E chi invece parla di rivolta dei "ricchi". Ma è una sola la protesta che sta unendo i genitori di diversi comuni italiani contro l’aumento delle rette massime per la mensa scolastica. Da Torino a Legnano, da Pistoia a Brescia, da Sesto San Giovanni a Pomezia, in una cartina a macchia di leopardo la resistenza dei genitori si manifesta con iniziative clamorose, come il ritiro da scuola di migliaia di bambini all’ora di pranzo per farli mangiare a casa, la consegna ai figli di un pasto alternativo, o addirittura i ricorsi al Tar.L’esplosione delle tariffe è un dato reale, anche se avviene con modalità diverse e in base a differenti modi di definire le fasce Isee, l’Indicatore della situazione economica equivalente sul quale vengono parametrate le tariffe. A Legnano, in provincia di Milano, la retta massima fissata dal Comune è salita da 5,44 a 6,15 euro; a Torino si arriva a 7,10 per l’ultima fascia Isee; nel comune bresciano di San Zeno Naviglio si è passati da 4,50 a 7,10 con l’aggiunta del taglio degli sconti per gli altri figli; a Sesto San Giovanni, hinterland milanese, il sistema a forfait ha lasciato il posto a un calcolo a consumo, con la retta più alta salita da 4,50 a 5,50. Pomezia, provincia di Roma, ha portato la tariffa massima a 4,85 euro e tagliato gli sconti per i "fratelli".Gli aumenti sono figli della crisi e della diminuzione delle risorse disponibili. Le proteste anche. Ma dove i genitori si sono organizzati contro i rincari si incontrano alcune circostanze ricorrenti. Una prima è che la protesta parte dalle famiglie in fascia massima, dunque da chi viene considerato "ricco". Spesso però basta poco per finire tra i "Paperoni" dell’Isee, se la fascia più alta scatta da 20-30mila euro. E, in un Paese ad altissima evasione fiscale come è l’Italia, il discorso conduce al tema della capacità dell’indicatore (la riforma dell’Isee scatterà da febbraio) di fotografare la reale condizione economica di una famiglia, peraltro in un contesto in cui è soprattutto la disponibilità o meno di aiuti da parte dei famigliari – in termini di tempo o anche di sostegni economici – a fare la differenza.Altro elemento detonante è la constatazione che la retta nel proprio comune è più alta di quelle dei centri confinanti. Ultimo e forse decisivo aspetto, il rapporto tra costi di produzione dei pasti e le tariffe applicate: oltre il prezzo pieno i genitori contestano che non si tratta più di una tariffa per un servizio, ma di una tassa che ha altri scopi, come la copertura dei "buchi" causati da chi non paga (la morosità è in forte aumento: +30% in due anni), la copertura degli sconti alle fasce più basse, inefficienze o tagli delle risorse per l’educazione.«Se un comune non sta nei costi non può chiedere alle famiglie una tassa extra sotto forma di aumento» sostengono i genitori di Torino. Il richiamo è anche al principio costituzionale del diritto a un’istruzione gratuita, disatteso se al pasto nella mensa scolastica non si dà alternativa, come rilevano i genitori di Legnano. Le amministrazioni giustificano le rette mostrando i costi effettivi dei pasti, le famiglie fanno notare che a casa spenderebbero meno. Soprattutto se hanno più bambini: dove si sono levate le proteste, non a caso, gli sconti concessi per gli altri figli sono minimi. Questione di priorità.Il quadro è in evoluzione. In alcune realtà sono in corso trattative tra genitori e amministrazione, in altre è muro contro muro. Assistiti dal Codacons i genitori di Legnano chiedono libertà di scelta: mensa o "schiscetta", come avviene già in molte città. La soluzione è spesso osteggiata per ragioni sanitarie dalle Asl o negata dalle direzioni scolastiche. A Sesto San Giovanni il Comune ha promesso una ridefinizione delle fasce Isee, i comitati genitori chiedono di rinunciare ai rincari e maggiori sconti per chi ha più figli.A Torino le famiglie stanno seguendo l’esempio di Pistoia, dove i genitori hanno ottenuto ragione dal Tar della Toscana che lo scorso aprile ha dichiarato illegittimo differenziare le rette della refezione in base all’Isee. Una sentenza clamorosa, che potrebbe avere effetti devastanti. I giudici hanno rilevato che la legge (art. 1 d.lgs 109/1998) prevede che l’Isee vada utilizzato solo per chi richiede l’accesso a prestazioni sociali o assistenziali «non destinate alla generalità dei soggetti», mentre la refezione scolastica è rivolta a tutti i minori e non è un servizio sociale. Per il Tar della Toscana in sostanza è possibile salvaguardare le fasce più deboli prevedendo tariffe specifiche, ma l’Isee non può essere usato per far pagare rette più alte.Nell’Italia stressata dalla crisi lo sciopero della "schiscetta", quasi una guerra tra poveri, diventa spia dell’erosione del senso di comunità oltre che dell’affanno della politica nel rincorrere le nuove emergenze onorando i principi di equità e giustizia. Una sconfitta per tutti, quando a pagare il conto – non solo della mensa – sono i bambini.
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