giovedì 28 agosto 2014
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​Una giornata in cui, come sempre al Meeting, si incrociano carismi differenti e testimonianze toccanti. Volando alto, ma anche scendendo nel concreto dell’esperienza cristiana, come suggerisce il titolo dell’edizione di quest’anno: “Verso le periferie del mondo e dell’esistenza. Il destino non ha lasciato solo l’uomo”. Una giornata che avvenire.it riassume così.Faro e fiaccola. La Chiesa non è solo un faro che illumina la notte da lontano. E anche una fiaccola che accompagna gli uomini nel loro cammino, specie quando si fa accidentato e pericolo. È una delle immagini che padre Antonio Spadaro, direttore della “Civiltà Cattolica” e autore dell’ormai celebre intervista a papa Francesco, offre al popolo del Meeting nel dialogo con il portavoce di Cl, Alberto Savorana. Occasione illuminante fin dal titolo: “La verità è un incontro”.Verso Emmaus. «Ho fatto un giro e ho visto quanta forza ha la formazione che date, aiutandovi con la considerazione di elementi storici e culturali fondamentali». Ha reso omaggio al Meeting e, ancor prima, a don Giussani – «prego perché la sua causa di beatificazione possa giungere al più presto a buon fine» – il prelato dell’Opus Dei monsignor Javier Echevarrìa, che alla vigilia dalla proclamazione di don Alvaro del Portillo, suo predecessore alla guida della Prelatura, come nuovo beato il 27 settembre a Madrid ha spiegato come sotto l’impulso di Papa Francesco l’istituzione laicale diffusa in 67 Paesi dei cinque continenti si senta oggi più di prima «in cammino verso Emmaus per tutte le strade del mondo». Oggi, ha aggiunto Echevarrìa, «tanti fedeli della Prelatura, seguendo l'esempio del fondatore san Josemaría, vivono le "periferie", prossime o lontane, con il solo desiderio di servire le persone, affinché crescano nella loro dignità di uomini e di cristiani, di figli di Dio. Questo impegno lo condividono con i propri amici, con i colleghi di lavoro, e scoprono che nel servizio al prossimo bisognoso sono loro i primi a trarne sempre un beneficio spirituale enorme».

Da Buenos Aires. Padre Carlos “Charly” Olivero è uno dei curas villeros che, su mandato dell’allora arcivescovo Jorge Mario Bergoglio, operano nelle baraccopoli della capitale argentina. Ospite del “salotto di Avvenire” con Silvina Premat, autrice del libro Preti dalla fine del mondo (Emi), padre Charly avverte: “Le periferie sono solo una definizione geografica, sono la povertà che ci circonda. Dobbiamo imparare a riconoscerle”.Shock antropologico. È questa la diagnosi sulla società del relativismo etico stilata nello spazio filosofico che ha approfondito il tema delle periferie esistenziali con i conrtibuti di Adriano Fabris, Luigi Manconi ed Eugenio Mazzarella, coordinati da Costantino Esposito. Che cosa è successo? All’affermazione dell'individualità  si è sostituita la concezione di un individuo autoreferenziale potenzialmente al centro di tutto ma in realtà sempre più emarginato. L'alternativa è quella di non accettare più che l'individuo cambi il senso delle cose come si cambia una cravatta. Solo così l'ospite inquietante può essere messo alla porta.Una legge per il lavoro. Sul lavoro occorre una nuova normativa, ma prima ancora "occorre cambiare le teste", ha detto il ministro Giuliano Poletti nel suo inervento al Meeting, altrimenti nessuna nuova legge servirebbe, "tanto più che quelle che già ci sono formano un romanzo grande come I promessi sposi, certamente più noioso. Ma non ci troverete una sola pagina per spiegare come debbono relazionarsi lavoratori e impresa". La sua strategia, contenuta nella legge delega, è intervenire in modo complessivo, con una visione d'insieme, senza impantanarsi su un settore o un tema solo, come l'articolo 18. Così, se il contratto "a tutele crescenti" avrà costi minori e darà minori garanzie iiniziali, dovranno essere rivisti anche gli ammortizzatori sociali e potenziate le politiche attive del lavoro. In arrivo, nella legge delega sul lavoro, anche nuove norme a tutela della maternità e della famiglia.

La nuova Ca' Grande. Recuperare la prestigiosa tradizione millenaria fondata sull’accoglienza e la cura per contribuire a al futuro sviluppando l’immenso patrimonio (artistico, culturale, patrimoniale). È la sfida che Giancarlo Cesana, presidente della Fondazione Irccs Ca’ Granda ha rilanciato dal Meeting di Rimini. Durante l’incontro “Spedalità e carità. Il caso della Ca Granda di Milano”, il medico milanese prima ha sintetizzato gli interventi di recupero realizzati nell’ultimo lustro (dalla Festa del Perdono all’Abbazia di Mirasole riaperta alle opere d’arte ripristinate per il pubblico), poi ha illustrato la grande impresa della costruzione del nuovo ospedale. 200 milioni di investimento, recuperati attraverso Cassa Depositi e Prestiti che ha creduto nel progetto di realizzare case popolari, e la vendita di unità immobiliari. In totale, si prevedono 340 milioni di investimenti su Milano nei prossimi 8 anni. Ca’ Granda, “il glorioso albergo di Dio”, costruito dal 1456 da Francesco Sforza, è stato per secoli un luminoso esempio di accoglienza e cura, ospedalità e carità strettamente unite. Dove la carità qualificava la professionalità. “L’ospedale dei poveri era così efficace nelle cure – ha spiegato Francesca Vaglienti, docente di Storia medievale e Storia delle Donne all’università di Milano – che anche i ricchi volevano essere curati lì”.
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