mercoledì 27 novembre 2013
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​Il frigo vuoto, il neonato che piange, niente più latte in polvere, né biscotti. I pannolini finiti da un pezzo. Ci ha pensato tutta la notte, poi l’ha fatto: una mano che trema sul volante l’altra che sbuca fuori dal finestrino. Prima ancora che potesse fuggire con la borsetta sfilata dal cestello di una bicicletta, era già con le manette ai polsi. È successo a Pisa, pochi mesi fa. E accade ogni giorno, nei supermercati come al banco degli ortaggi. Nella città toscana sono stati gli agenti a fare una colletta per quella giovane famiglia rimasta senza più un reddito. «C’è una connessione diretta tra crisi economica e i furti nei supermercati e nel tempo si sono affacciate nuove tipologie di ladri, come le casalinghe». Alberto Corradini è responsabile commerciale di Checkpoint Systems, colosso mondiale nei sistemi di protezione delle merci in vendita. Nel nostro Paese i furti nei negozi equivalgono all’1,3% delle vendite, quasi 3,7miliardi euro all’anno. Secondo statistiche non ufficiali di polizia e carabinieri le denunce per furto di generi alimentari sono aumentate del 20% in un anno. La maggior parte delle merci fatti sparire illegalmente dagli scaffali dei supermercati «sono prodotti di base, come generi di prima necessità: piccoli, facili da rubare e nascondere, poco costosi, come il cibo fresco». Nel 2012 le cosiddette "differenze inventariali" a livello mondiale sono costate ai venditori del comparto "retail", cioè delle vendite al dettaglio, oltre 112 miliardi di dollari, pari a 88,6 miliardi di euro. Lo rivela l’edizione 2012-13 del Barometro Mondiale dei Furti nel Retail, uno studio realizzato da Euromonitor International. «Alle volte ci si trova di fronte a situazioni davvero drammatiche - spiega Corradini –. Come quando vengono sorprese a rubare donne che provano a nascondere generi di prima necessità che servono per sfamare i figli. Fatti che non sono più una rarità». E con l’arrivo delle festività Natalizie è facile prevedere «che gli episodi si moltiplicheranno». Ne sa qualcosa quel pensionato di 64 anni che il 5 novembre è stato denunciato a piede libero su segnalazione di un solerte direttore di punto vendita di Imperia. L’uomo deve rispondere di furto aggravato. L’uomo aveva acquistato alcune mele e, dopo averle pesate, ne ha aggiunta qualcuna in più nel sacchetto di cellophane. In una tasca aveva nascosto un pugno di noci. Ci avrebbe cenato quella sera e pranzato il giorno dopo. Valore: 4 euro. L’anziano, che veniva assistito dalla Caritas, è stato processato per direttissima e condannato a 18 giorni di libertà vigilata. Secondo le rilevazioni in Italia quasi metà dei taccheggi (49%) è a opera dei clienti, seguono poi dipendenti infedeli e criminalità.

Gli anziani sono una categoria particolarmente a rischio. Per tanti la pensione se ne va via già alla prima settimana. L’ultimo episodio è di pochi giorni fa. Ottanta anni, vedova, ex segretaria d’azienda, in stato di indigenza: è stata sorpresa a rubare generi alimentari, pane, carne, biscotti e un modesto sfizio, una bottiglietta di limoncello. Totale: 20 euro. È accaduto in un supermercato del centro di Genova. L’età e la vergogna per quel che era successo non sono bastati a evitargli la denuncia e un rapido processo conclusosi con una condanna - sospesa - a due mesi e venti giorni di reclusione.

La mappa delle aree più esposte ai furti nei punti vendita è perfettamente sovrapponibile a quella delle aree dove maggiore è la povertà. «Registriamo – osserva ancora Alberto Corradini – un maggior numero di questi casi nelle regioni del Sud dove è più forte, da una parte, il ruolo della criminalità organizzata che poi piazza la merce rubata sul mercato illegale», ma allo stesso tempo si tratta di quei pezzi d’Italia «dove più forte si fa sentire il disagio per condizioni economiche sempre peggiori».

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