venerdì 6 dicembre 2013

L’Unesco: la pietà popolare nell'elenco della cultura. Tutela per quattro grandi celebrazioni legate al culto dei santi.
Culto, ricchezza per tutti di Giovanni Ruggiero

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Questa volta il Comitato intergovernativo dell’Unesco, che annualmente aggiunge meraviglie all’elenco dei Patrimoni culturali intangibili, ha inserito nell’ambita lista quattro processioni popolari legate al culto di santi che si svolgono in altrettante città italiane. Sono quattro manifestazioni antiche che, per la loro bellezza e per la grande partecipazione di fedeli, meritano di essere tutelate: la Macchina di Santa Rosa di Viterbo, la Festa dei Gigli di Nola nel Napoletano, quella dei Candelieri di Sassari e la Varia di Palmi nel Reggino. Vanno ad aggiungersi all’elenco già lungo di nostre bellezze che va dalle incisioni rupestri della Val Camonica alla chiesa di Santa Maria delle Grazie di Milano, che conserva l’Ultima Cena di Leonardo, dal Palazzo reale di Caserta all’orto botanico di Padova, per citarne soltanto alcune dall’elenco delle nostre quarantanove meraviglie.

La lista dei Patrimoni culturali intangibili, creata dall’Unesco nel 2008, ha incluso fino ad oggi un centinaio di tradizioni in tutto il mondo, per «aiutare a dimostrare le diversità e aumentare la consapevolezza della sua importanza», come si legge nelle motivazioni di questi riconoscimenti. Quindi è un un elenco che non comprende soltanto manufatti o bellezze che il Signore ci ha dato. La commissione che ogni anno si riunisce a Baku in Azerbaigian ha già riconosciuto, tra le altre espressioni dell’uomo e del suo ingegno, la pesca belga dei gamberetti a cavallo, il pellegrinaggio annuale al mausoleo di Sid Abd el-Qader Ben Mohammed in Algeria, la musica Taureg Imzad, le tessere Jamdani del Bangladesh, la festa religiosa di Cirio Nazare in Brasile, la musica indiana Sankirtana del popolo Vaishnava, una festa ortodossa in Etiopia e un poema epico del Kirghizistan. C’è anche la la cucina Washoku giapponese, e la Commissione non s’è dimenticata della dieta mediterranea a noi ben più nota.

Ma l’uomo, perché il riconoscimento resti, deve adoperarsi per non mortificare o distruggere questi beni. Dalla lista, infatti si può anche uscire, ed è capitato già una volta con la Valle dell’Elba, un tratto di circa 20 chilometri del fiume Elba che scorre nella città tedesca di Dresda. Nel 2004 fu inserita nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità perché il paesaggio fu considerato parte integrante dell’area urbana della città. Nel 2006, però, la valle dell’Elba fu retrocessa e inserita, quasi a monito, nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità in pericolo, e la Commissione ventilò anche la possibilità di rimuovere il sito dalla lista a causa del progetto della costruzione di un ponte stradale che avrebbe dovuto attraversare il fiume, con un serio impatto sull’integrità del paesaggio. Il 26 giugno 2009, a seguito della conferma della progettazione del ponte, l’Unesco annunciò di aver rimosso la valle dell’Elba dall’ambita lista. ​​​

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