giovedì 25 agosto 2016
​Parla l'ingegner Giandomenico Cifani, uno dei tecnici che ha seguito la ricostruzione nel capoluogo abruzzese: servono villaggi provvisori a ridosso dei paesi rasi al suolo.
«Non ripetiamo gli errori dell'Aquila»
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​La zona interessata dal terremoto di ieri mattina è la stessa della crisi sismica che interessò, tra il 1702 e 1703, Norcia e Accumoli e nel 1703 L’Aquila. Il capoluogo abruzzese si trova molto vicino, al punto che fino al 1927 alcuni dei paesi più colpiti dal sisma facevano parte della provincia aquilana. Giandomenico Cifani è l’ex direttore dell’Istituto di tecnologia delle costruzioni del Cnr, che ha sede all’Aquila; questo ingegnere aquilano è stato uno dei tecnici di riferimento dell’emergenza 2009, dopo aver partecipato al terremoto dell’Umbria e delle Marche: sulla base dell’esperienza e dei pochi dati finora disponibili, considera questo terremoto altrettanto grave rispetto al sisma aquilano, che fece 309 vittime, 1600 feriti e danni per 10 miliardi di euro.Geologicamente, qual è la situazione della zona di Amatrice?Quella zona è a cavallo tra due aree con caratteristiche diverse dei terreni: calcare da un lato, tufo dall’altro, con una zona di transizione che potremmo definire mista. Le zone "calcaree" hanno sicuramente avuto danni maggiori ai quali vanno aggiunti sicuramente molti siti che hanno subito effetti di amplificazione nei centri storici; siamo in un territorio poco popolato ma dove i paesi sono ubicati sulle cime delle montagne, il che li espone agli esiti del cosiddetto effetto cresta.Siamo di fronte ad un tragico replay dell’Aquila 2009?Non si può certo fare ora un bilancio delle vittime ma, purtroppo, non posso che essere pessimista sia per l’ora notturna dell’evento sia perché nel periodo estivo i centri colpiti, anche per il turismo "di ritorno", vede la popolazione aumentare esponenzialmente. Sulla base della nostra esperienza, anche per questo consiglierei a tutti di lasciar lavorare la Protezione civile, evitando slanci di solidarietà improvvisati e volontariato "fai da te". In queste ore bisogna entrare con lucidità nella fase della prima emergenza e del soccorso: entro pochi giorni si dovranno ricoverare gli sfollati e attivare i censimenti tecnici di agibilità, danno e vulnerabilità. Errori da non ripetere?Dobbiamo augurarci che non si ripetano i clamorosi errori del post-terremoto del 2009: evitare i "progetti C.A.S.E.", costi altissimi e risultati scarsi di cui oggi si pagano ancora le conseguenze (soprattutto per gli sfollati che ancora li abitano) con manutenzioni improbabili e costi per le utenze astronomici. I cittadini, specie in piccoli centri come quelli colpiti, hanno bisogno di rimanere vicini alle proprie case anche se distrutte, allontanarli sarebbe "uccidere" quei paesi una  seconda volta; ciò vale soprattutto le persone anziane. Modelli da seguire?Dopo la prima fase con tende e roulotte (inevitabile) vedrei dei villaggi provvisori a ridosso dei centri abitati: un esempio esemplare è quello di Onna, distrutta dal sisma del 2009 e dove è stato realizzato un villaggio di grande qualità e proprio a ridosso del Paese raso al suolo. Ciò anche per non sottovalutare le conseguenze psicologiche di chi ha subito questo grave trauma: oltre alle vittime e i loro parenti, tutti, chi subito, chi prima e di dopo, subirà effetti psicologici negativi.Sul piano organizzativo cosa insegna L’Aquila?Che bisogna evitare assolutamente svarioni come l’ordinanza, che ebbi modo di definire la "madre" di tutti gli errori del post-terremoto, che ha collegato il contributo all’esito di agibilità, due concetti assolutamente diversi: da dati elaborati dall’Itc Cnr L’Aquila sulla banca dati della Protezione Civile sulle schede di agibilità è risultato che oltre i 10% degli edifici degli edifici classificati "E", ovvero inagibili, presentano in realtà un danno "nullo" o "leggero".Il che significa soldi regalati...Esatto, con un grande spreco di risorse a danno degli edifici gravemente danneggiati.Altri pro memoria dall’Aquila?Non riesumiamo i famigerati "Piani di ricostruzione" : sono da utilizzare solo nei centri più colpiti e non in tutti i centri storici con danno medio-basso; sarebbero altri costi inutili e una grave perdita di tempo. In Abruzzo ancora oggi ben pochi sono i cantieri attivi nei centri storici.
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