giovedì 20 novembre 2014
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Conferma la preoccupazione per la mancanza del Fondo nazionale per indigenti nella Legge di Stabilità. Ma don Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana, allarga l’allarme alle limitate politiche di lotta alla povertà. «In generale –spiega – ci preoccupano i tagli a Regioni e Comuni che potrebbero essere costretti a ridurre i servizi con conseguenze negative soprattutto sui più poveri. Vediamo anche segnali positivi. Gli stanziamenti per  il Fondo non autosufficienza, la lotta alla ludopatia, il 5x1000. Tuttavia, altre voci vedono risorse decurtate, come il Fondo nazionale infanzia e adolescenza, un taglio del 35%. E se è positivo l’avvio progressivo dell’utilizzo delle risorse del Fead, il nuovo fondo europeo per sostenere i cittadini sprovvisti di beni essenziali, manca un posizionamento significativo verso un piano nazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione, soprattutto in considerazione dei livelli di indigenza raggiunti».    Che segnali arrivano dai territori?Accanto ai dati della statistica pubblica, anche quelli di fonte Caritas evidenziano segnali preoccupanti. È forte l’aumento del peso degli italiani sul totale di quanti si rivolgono ai centri di ascolto. Attualmente uno su due è di nazionalità italiana. Soprattutto il Mezzogiorno registra l’incremento più evidente, in queste zone la percentuale sale al 72,5%. Emerge sempre più forte la presenza di disoccupati e inoccupati che, esclusi i pensionati e le casalinghe rappresentano quasi la totalità. Di contro, nel corso degli anni, diminuisce tra gli utenti il peso degli occupati. Tale tendenza può dirsi una conseguenza del calo di occupazione e che produce effetti ancor più negativi su chi, già prima della crisi, viveva situazioni di fragilità sul fronte lavoro: precari, sottopagati, lavoratori saltuari. In termini di bisogni e di disagi espressi prevalgono quelli  legati a situazioni di povertà  anche se in molti hanno comunque beneficiato dei soli interventi di ascolto, magari in profondità e reiterati nel tempo.In primavera  sono stati erogati fondi straordinari alle Caritas diocesane che avevano esaurito i fondi anticrisi. Oggi qual è la situazione?Tutto il sistema territoriale è fortemente e progressivamente esposto perché lì si riversano sempre più famiglie con bisogni primari scoperti. Le Caritas in collegamento con altri servizi ecclesiali cercano di continuare a fornire risorse, ma soprattutto presa in carico dei nuclei che si rivolgono ai centri d’ascolto, alle comunità parrocchiali, ai servizi territoriali. Il peggioramento delle condizioni economiche di molta parte della popolazione ha reso necessario potenziare gli interventi di supporto soprattutto a casa, lavoro, spese di prima necessità, sostegno al credito. Fra le spese sostenute, la prevalente risulta essere quella dei contributi al reddito, seguita dall’acquisto di beni di prima necessità. Al Sud hanno prevalso le spese destinate alla costituzione di fondi di garanzia presso istituti bancari per realizzare di attività di microcredito, all’erogazione di contributi al reddito e per il sostegno alle esigenze abitative. Al Nord prevalgono le spese per i voucher.Nella legge di stabilità c’è uno sguardo complessivo sulla povertà? Manca ancora. Ci rendiamo conto della difficoltà in cui versa la finanza pubblica e delle scelte del governo nel tentativo di dare una spinta alla ripresa della capacità produttiva del Paese. Altrettanto evidente, però, è che le famiglie senza reddito sono un pezzo di Paese che non riesce a creare domanda interna, seppure di beni e servizi primari. Non bisogna contrapporre le due esigenze, ma verificare in che misura siano conciliabili nel breve periodo. Ci rendiamo conto che per quest’anno non vi possono essere grandi aspettative. L’auspicio, però è che, a partire dalle sperimentazioni previste dalla nuova social card per le regioni meridionali, si lavori già nei prossimi mesi ad un Piano nazionale di contrasto alla povertà, per sviluppare un modello di welfare sussidiario che metta a disposizione risorse economiche per le famiglie, ma anche accompagnamento, piani personalizzati, inclusione socio-lavorativa. Su questo la Caritas è più che disponibile al confronto e alla collaborazione.
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