sabato 11 luglio 2015
La Dda: nel Casertano un Comune a servizio dei clan. Arrestate 7 persone, tra cui il fratello del primo cittadino Nel mirino gli appalti "legati" ai Casalesi.
COMMENTA E CONDIVIDI
«Completo asservimento dell’amministrazione comunale di Villa di Briano ai desiderata dello Iovine e degli affiliati del suo gruppo». Sono durissime le parole dei magistrati della Dda di Napoli per descrivere l’operazione che ieri all’alba ha portato in carcere 7 persone tra camorristi, imprenditori e dirigenti del Comune confinante col più noto Casal di Principe. Le accuse sono pesantissime: associazione a delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, turbativa d’asta, abuso d’ufficio, estorsione, riciclaggio, truffa aggravata, incendio doloso, corruzione, concussione e peculato. Tra gli arrestati Nicola Magliulo, ragioniere dell’ufficio tecnico del comune, fratello del sindaco Dionigi Magliulo, a sua volta indagato per peculato e abuso d’ufficio. Quest’ultimo è nome noto, esponente del Pd (il partito lo ha immediatamente sospeso) già indagato per voto di scambio, una vicenda che aveva bloccato la sua candidatura alle Regionali. Personaggio con una lunga storia antimafia, nata nella parrocchia del Santuario della Madonna di Briano, luogo simbolo della lotta ai clan, poi nel Gruppo Abele, sempre presente alle iniziative per la legalità. Fino all’assegnazione della villa confiscata a Antonio Iovine ’o Ninno a un gruppo di associazioni. Lo stesso Iovine che ora, nelle prove raccolte dai Carabinieri, appare aver condizionato gli appalti comunali. Ma che da collaboratore di giustizia ha contribuito in modo determinante all’inchiesta sul Comune che era partita nel 2008. Come scrivono i magistrati, il personaggio chiave è il fratello del sindaco, Nicola, «impiegato infedele e organico al clan», «il vero sindaco di Villa di Briano», forte anche della sua presenza nell’Ufficio tecnico dal 1982 a oggi. Per il primo cittadino l’accusa è, invece, per un singolo episodio, cioè aver messo a disposizione uomini e mezzi del Comune per ripulire un mobilificio nel quale era stato appiccato, anche da uomini del clan, un incendio con l’obiettivo di truffare l’assicurazione. Molto più grave era il sistema, l’accordo funzionari-camorristi-imprenditori, che «alterava la regolarità delle gare determinando una sostanziale esclusiva in favore delle imprese, espressione del clan dei Casalesi ed in particolare di Antonio Iovine». In cambio i dipendenti comunali coinvolti incassavano all’inizio 5 milioni di lire ad appalto, passati poi a 5mila euro e successivamente a 10mila. Nel mirino dei carabinieri è finito in particolare l’appalto per la costruzione di uno svincolo dell’Asse Nola-Villa Literno. A poche centinaia di metri da quello per Casal di Principe... Ma con un ricco stanziamento di 2,42 milioni di euro. Lavori assegnati «alle imprese di Pietro Pirozzi e Renato Caterino, espressione del clan», il primo coinvolto anche nella recente inchiesta sulla Cpl Concordia per la metanizzazione, altro affare gestito dai Casalesi. Appalto mai terminato. Dello svincolo ci sono solo i terrapieni e, oggi come all’inizio dei lavori, nessun cartello indica tipologia d’appalto, impresa, progettazione, direzione lavori e quant’altro é obbligatorio per legge. Una brutta dimostrazione di poca trasparenza. Peraltro, come accertato dai carabinieri, gli appalti venivano assegnati col trucco: le buste delle ditte concorrenti venivano illegalmente aperte per indicare alle imprese del clan quali offerte fare.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: