martedì 1 luglio 2014
A Pozzallo i 30 corpi dei migranti deceduti sul peschereccio della vergogna. La Procura apre un'inchiesta: «Violenze inaudite, in particolare sugli uomini del Centro Africa». IL VIDEO: LO SBARCO
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È arrivata nel pomeriggio a Pozzallo la nave Grecale, l'imbarcazione della Marina militare con a bordo 566 migranti salvati in due interventi di soccorso e che ha a rimorchio il peschereccio sul quale ci sono i corpi di una trentina di africani. Ci sono volute oltre tre ore per iniziare a estrarre i primi corpi dei profughi per portarli a terra. Le operazioni si sono rivelate complesse e quindi lente. Tra le vittime, tragedia nella tragedia, "ci potrebbero essere dei minorenni, dei ragazzini". Lo ha riferito uno dei due medici legali chiamati a compiere le ispezioni e le osservazioni che competono loro in questi casi. "Erano tutti sovrapposti - ha aggiunto - perché lo spazio era troppo piccolo per il numero di persone che erano. Le cause del decesso? È ancora presto per dirlo, così anche per esprimersi sul numero esatto complessivo". I cadaveri sono stati trovati tutti all'interno del vano ghiacciaia, "accatastati l'uno sull'altro, come all'interno di una fossa comune, che ricorda Auschwitz", ha detto sconsolato il capo della Squadra mobile di Ragusa, Antonino Ciavola. Sempre a Pozzallo, ieri sono arrivati 353 dei circa 600 extracomunitari che erano sul peschereccio, compresi molti bambini, alcuni dei quali neonati, e tante donne. Sono stati condotti nel centro di prima accoglienza realizzato nel porto del Ragusa.All'alba era approdata nel porto di Palermo la nave mercantile Mar Atlantic, battente bandiera delle isole Marshall, con 235 migranti soccorsi nel Canale di Sicilia. Tra di loro anche 25 donne, una delle quali incinta, e quattro minori.Intanto la polizia ha proseguito gli interrogatori dei migranti per identificare eventuali scafisti. L'inchiesta è coordinata dalla Procura di Ragusa. Dalle prime indagini sembra che a bordo del peschereccio ci siano stati momenti di forte tensione tra centroafricani e siriani. I primi contrasti sarebbero nati all' inizio del viaggio perché chi era al timone avrebbe sbagliato rotta; successivamente, secondo i racconti di alcuni testimoni, alcuni africani avrebbero fatto avance non gradite a donne siriane.Secondo le prime tesi investigative, la morte dei 30 migranti sarebbe dovuto al sovraffollamento. Molti sarebbero rimasti schiacciati dalla calca e bloccati nella sala macchine del motopesca dove avrebbero inalato il letale monossido di carbonio emesso dai motori.Il drammatico racconto dei testimoni"Trattati come bestie dai libici" che hanno compiuto "violenze inaudite nei confronti di tutti, ma in particolare degli uomini del Centro Africa". È la ricostruzione concorde dei diversi testimoni ascoltati dalla squadra mobile e al vaglio della Procura di Ragusa. Tra le persone sentite anche amici e lontani parenti delle vittime, alcune delle quali hanno già un nome, sebbene non ancora ufficialmente. "Abbiamo provato a salvarli appena ci siamo resi conto di quello che stava accadendo - ricorda una di loro - ma purtroppo era tardi, sembrava dormissero, non pensavamo fossero morti...". Tutti accusano i trafficanti libici: "È stata tutta colpa loro - ricostruisce un migrante - ci hanno messo lì dentro come bestie e non potevamo neanche uscire perché sopra era tutto pieno, non ci potevamo muovere".   "Abbiamo chiesto di potere tornare indietro - ha rivelato un sopravvissuto - perché eravamo troppi e rischiavamo, ma non c'è stato alcunché da fare: ci hanno detto 'ormai siete qui e dobbiamo arrivare in Italia'".

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