martedì 3 aprile 2012
​Sei somali e quattro eritrei avrebbero perso la vita durante la traversata tra la Libia e le coste italiane. Sarebbero caduti in acqua a causa di una tempesta e poi annegati. I profughi sono arrrivati ieri sera a Lampedusa e sono stati già trasferiti a Porto Empedocle.
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​Altri 10 morti sulla rotta che dalla Libia conduce a Lampedusa. Stavolta gli unici testimoni della tragedia sono i 48 sopravvissuti, soccorsi ieri dalla nave Orione della Marina militare e da una motovedetta della Guardia di finanza quando si trovavano a 60 miglia dall'isola siciliana, con il mare Forza 4-5, in balia delle onde. Sono stati i naufraghi - tra loro 12 donne, di cui 3 incinte - a raccontare che dieci loro compagni, 6 somali e 4 eritrei, erano finiti in acqua poco dopo avere iniziato il viaggio da un porto al confine tra la Libia e la Tunisia.Due settimane fa, il 17 marzo, gli uomini della Guardia costiera avevano visto con i loro occhi 5 cadaveri su un gommone in avaria, soccorso al largo delle coste libiche, a 85 miglia da Lampedusa. Qualche giorno dopo, quando i 52 superstiti furono trasferiti al Cara di Mineo - il Centro per richiedenti asilo aperto lo scorso anno per fronteggiare l'emergenza -, spiegarono che altre 4 persone erano finite in mare per un'onda anomala che aveva investito la loro imbarcazione.I 48 migranti giunti ieri sono stati già trasferiti a Porto Empedocle (AG) con il traghetto di linea. A Lampedusa il centro d'accoglienza è chiuso dallo scorso settembre, quando un gruppo di tunisini appiccò il fuoco, distruggendo la struttura, per protestare contro la prolungata permanenza nell'isola, dove nel 2011 sbarcarono circa 50 mila extracomunitari. Una cifra che non ha nulla a che vedere con i numeri attuali: con l'arrivo di oggi, infatti, quest'anno a Lampedusa sono giunte 621 persone. Ma nel Canale di Sicilia si continua a morire. "È necessario incrementare il monitoraggio nel Mediterraneo, da parte della autorità dei paesi rivieraschi, per evitare il ripetersi di queste tragedie del mare", dice Laura Boldrini, portavoce in Italia dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr), che ritiene attendibile il racconto dei superstiti: "Abbiamo saputo di questo gommone in pericolo - spiega - ieri mattina da un collega in Libia che aveva ricevuto una chiamata di soccorso dall'imbarcazione. Dicevano di avere il motore in avaria e di aver perso la rotta, aggiungendo che dieci di loro erano affogati dopo essere caduti in mare"."Queste traversate - osserva Boldrini - ormai sono diventate un vero e proprio azzardo, anche perchè l'ultima preoccupazione di chi le organizza è la sicurezza. Proprio per questo motivo è necessario rafforzare la rete di controlli, coinvolgendo anche le navi commerciali in transito nel Mediterraneo".Intanto, i senatori del Pd Roberto della Seta e Francesco Ferrante hanno presentato un esposto alla Procura di Agrigento, partendo dalle conclusioni dell'indagine avviata 9 mesi fa dal Consiglio d'Europa sulla vicenda dei 72 migranti lasciati 15 giorni in mare, senza soccorso, nel marzo 2011. I due parlamentari chiedono ai magistrati se abbia profilo penale quanto accertato dal Consiglio d'Europa e che "mostra con evidenza - dicono - che gli allora ministri Maroni e La Russa e il loro governo portano una gravissima responsabilità morale per l'omissione di soccorso che ha determinato la morte per fame e sete di 63 innocenti". .
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