lunedì 25 maggio 2015
Le dichiarazioni di don Soddu (Caritas italiana) e della diocesi sulla vicenda di don Vincenzo Federico, indagato nell'ambito di un'inchiesta sulla gestione del "pocket money". L'avvocato: accuse surreali.
COMMENTA E CONDIVIDI
“Esprimiamo fiducia nell’operato della magistratura, e auspichiamo che sia veloce e faccia chiarezza al più presto, anche per rispetto del lavoro di tante persone”. Così don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana, commenta all'agenzia Sir l’accusa rivolta al direttore della Caritas diocesana di Teggiano-Policastro, don Vincenzo Federico, in un’inchiesta riguardante l’accoglienza degli immigrati. “Chiediamo che la vicenda - precisa don Soddu - non offuschi il lavoro di tante Caritas e tanti operatori Caritas impegnati tutti i giorni a servizio dei poveri”.  La diocesi: sorpresa ma fiducia nella magistratura La diocesi di Teggiano–Policastro ha pubblicato il seguente comunicato, firmato da don Michele Totaro, responsabile dell'Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali : "In seguito all’accusa di peculato che vedrebbe coinvolto il direttore regionale della Caritas, don Vincenzo Federico, in merito all’inchiesta su fondi legati all’emergenza profughi", esprimiamo innanzitutto sorpresa, "insieme alla piena fiducia nell’operato della magistratura". "L’accoglienza dei migranti ha trovato la nostra Caritas in prima linea in una missione affrontata senza scopo di lucro e con generosa dedizione. La stessa Diocesi ha impegnato risorse umane competenti e motivate da spirito di servizio, che si sono coinvolte con profondo senso di umanità e comprensione. Le iniziative di animazione hanno portato al coinvolgimento di famiglie, comunità ed enti locali e alla collaborazione con le istituzioni preposte all’accoglienza in totale trasparenza di comportamenti e di azioni. In questo modo, si è lavorato per l’inserimento di immigrati nel percorso lavorativo, attenti a promuoverne la tutela dei diritti. Ciò che sta a cuore di tutti, ora, è che tale opera non sia semplicemente vanificata. Per questo, la Diocesi – mentre esprime la propria vicinanza a don Vincenzo Federico – auspica che l’accertamento dei fatti avvenga nel più breve tempo possibile, per rispetto alla verità e a quanti si sono spesi nel servire persone che scappano dalla fame, dalla guerra e dalle persecuzioni, così come è nella tradizione della Chiesa". L'avvocato: tempi rapidi per l'inchiesta"Massima serenità e piena fiducia nella giustizia auspicando, però, che tutto possa definirsi in tempi rapidi, una rapidità almeno simile alla velocità con la quale, in spregio a ogni riserbo istruttorio, si è dato ampio risalto mediatico a una ipotesi di accusa". Lo ha dichiarato l'avvocato Revinaldo Lagreca, legale di don Vincenzo Federico, il responsabile della Caritas Campania indagato nell'ambito dell'inchiesta della procura di Napoli sulla gestione dei soldi."L'accusa nei confronti di don Vincenzo Federico - afferma il legale - è, a dir poco, surreale. Si badi, secondo il provvisorio capo di imputazione non è contestata la mancata consegna dei ticket money agli immigrati ma la spendita dei detti ticket money in schede telefoniche. Ora, dopo aver precisato l'ovvio e, cioè, che non siamo titolari di compagnietelefoniche, sarà assai agevole per gli inquirenti verificare che nessuna ricarica telefonica ha interessato la Caritas di Teggiano-Policastro"."Auspico - continua l'avv. Lagreca - che tanto si possa fare con massimo puntiglio e velocità a tutela non solo dell'onore e decoro di persone perbene ma, soprattutto, perché la missione che quotidianamente svolgono don Vincenzo Federico ed i suoi collaboratori non può rimanere offuscata neppure da un sospetto"."Già in tempi non sospetti - ha aggiunto l'avvocato Lagreca - fu proprio don Vincenzo Federico a segnalare al Capo Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione l'inopportunità di procedere con la consegna dei ticket money perché, cito testualmente: 'Tale situazione favorisce un mercato 'illegale' dei pocket money che vengono tramutati in contantetrattenendo, da chi lo fa, una illecita provvigione (se mi dai il blocchetto che vale 75 euro ti do 50 euro in contanti)'. A fronte di tale preciso allarme, che è servito a far mutare il sistema, il procurato vilipendio mediatico è profondamente ingiusto. La Caritas non è meritevole di tanta offesa mediatica. La Caritas - conclude l'avvocato Lagreca - con diuturno impegno e dedizione offre il proprio sostegno allo Stato nel fronteggiare l'emergenza immigrazione".L'inchiestaIl presidente dell'Authority anti corruzione, Raffaele Cantone, ha chiesto ai magistrati inquirenti copia dell'ordinanza di custodia eseguita sabato scorso in base alla quale è finito in carcere Alfonso De Martino, il presidente di una onlus accusato di essersi appropriato di ingenti somme destinate all'accoglienza di immigrati provenienti dal Nord Africa. Le indagini condotte dai pm Raffaello Falcone e Ida Frongilloe coordinate dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli hanno squarciato il velo su un giro di affari che avrebbe visto i protagonisti lucrare sui soldi erogati, attraverso la Regione Campania, per l'assistenza: 1250 euro al mese per ciascun immigrato più una piccola somma giornaliera pari a 2,5 euro. Una serie di illeciti che vanno dall'attestazione falsa di presenze nei centri gestiti dalla onlus, alle false fatture con cui venivano giustificate le spese (cifre esorbitanti, ad esempio, per l'acquisto di frutti di mare per il vitto degli ospiti), all'appropriazione dei pocket money, i buoni sociali che avrebbero dovuto essere corrisposti ai migranti per le esigenze quotidiane. 
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: