giovedì 30 ottobre 2014
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Sono sempre meno “stranieri”, gli immigrati in Italia: regolari, con la cittadinanza in tasca e la famiglia già arrivata da lontano, coi figli a scuola e i contributi lavorativi che preparano la pensione. La fotografia scattata dal Dossier statistico immigrazione 2014 – per il secondo anno commissionato all’Idos di Franco Pittau dall’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) della presidenza del Consiglio – parla chiaro: nel nostro Paese l’immigrazione è un fenomano sempre più strutturale e incardinato, per così dire. Al punto che si registra un vero e proprio boom di nuovi italiani: le acquisizioni di cittadinanza in un anno sono passate da 65mila a più di centomila. Un vero record, a fronte di un’altra novità assoluta: cala il numero di chi arriva da noi per lavorare e di chi si stabilisce al Nord.Il Dossier stima che gli immigrati presenti in modo regolare in Italia all’inizio del 2014 sono 5.364.000, in aumento rispetto ai 5.186.000 del precedente rapporto. Le donne sono il 52,7%, i minori oltre un milione (e più di 802mila gli iscritti a scuola), il 9% del totale ma ben il 20% in città come Piacenza e Prato. L’incidenza dei residenti stranieri sulla popolazione totale ha raggiunto l’8,1% e in 27 province supera il 10%, con punte massime in alcuni piccoli comuni, tra i quali spicca Baranzate in provincia di Milano (31%). Ma se la quota maggiore risiede nelle regioni del Nord, in realtà negli ultimi anni le percentuali in queste regioni sono diminuite, mentre sono salite al Centro e al Sud.Rispetto al periodo pre-crisi, i flussi d’ingresso di nuovi lavoratori sono molto diminuiti: nel 2013 i visti rilasciati per soggiorni superiori a 90 giorni sono stati 169.055. Attualmente a far crescere la popolazione immigrata sono soprattutto gli ingressi per ricongiungimento familiare (76.164) e le nuove nascite (77.705 a fronte di 5.870 decessi). A fronte delle quali il dossier registra un calo delle persone non autorizzate che sono state intercettate alle frontiere italiane (7.713), degli stranieri rimpatriati (8.769) e di quelli intimati di espulsione ma che non hanno ottemperato (13.529), per un totale di circa 30mila individui, in costante diminuzione dal 2006 quando erano stati 124.381. Meno irregolari, dunque.Un ruolo positivo e del tutto inedito viene svolto dagli immigrati sul piano previdenziale, grazie alla loro più giovane età (in media 31,1 anni contro i 44,2 degli italiani). Nel 2012 sono stati versati circa 8,9 miliardi di euro di contributi da lavoratori stranieri e in futuro, secondo le stime di Idos, l’incidenza degli stranieri tra quanti raggiungeranno l’età pensionabile sarà del 2,6% nel 2016, del 4,3% nel 2020 e del 6 % nel 2025, quando tra i residenti stranieri i pensionati saranno all’incirca 1 ogni 25 (oggi tra gli italiani sono 1 ogni 3). La discriminazione, nonostante tutto, resta: i casi segnalati all’Unar nel 2013 sono stati 1.142, dei quali 784 su base etnico-razziale.
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