venerdì 27 settembre 2013
I gestori: no a nuovi tagli, sì all'esenzione da Imu e Tares. Audizione alla Camera sulla conversione in  legge. Masi (Cdo-Foe):  «Grave dimenticanza». Don Macrì (Fidae):  siamo pienamente servizio pubblico.
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Sono le paritarie, le grandi assenti dal decreto scuola recentemente approvato dal governo e ora all’esame del Parlamento. Lo hanno denunciato, ieri pomeriggio, i rappresentanti delle associazioni dei gestori degli istituti scolastici non statali, durante un’audizione alla VII Commissione della Camera, che sta lavorando alla conversione in legge del decreto 104 del 12 settembre.Di «grave dimenticanza» ha parlato il presidente della Cdo - Opere educative-Foe, Marco Masi, che ha chiesto di porvi rimedio in Parlamento. Nel testo del decreto, l’unico riferimento alle paritarie è presente nell’articolo sul divieto di fumo a scuola. Per il resto, quando si parla dei fondi stanziati per l’acquisto di libri, per il wireless, per i laboratori e quant’altro, sono citate esclusivamente le «istituzioni scolastiche statali».«Chiediamo che venga superata questa discriminazione, ingiusta e in aperto contrasto con le previsioni della legge 62/2000 sulla parità – ha sottolineato Masi – introducendo la precisazione “della scuola statale e paritaria” (o “delle scuole del sistema nazionale di istruzione”)».Un’altra criticità rimarcata dal presidente della Cdo-Foe, riguarda il sostegno agli studenti disabili. Anche in questo caso, il decreto prevede un potenziamento degli insegnanti ma soltanto nelle scuole statali. «Se tale previsione esprime una attenzione ai diritti degli alunni disabili – ha ribadito Masi – ci permettiamo di ricordare che ci sono anche 11.878 alunni disabili che frequentano le paritarie e che l’onere per l’insegnante di sostegno in tali realtà, a parte il caso delle primarie convenzionate, è a totale carico delle famiglie e delle scuole. Anche in questo caso se è il diritto dell’alunno quello che si vuole tutelare maggiormente, dobbiamo rivendicare la assoluta parità di diritti per tutti gli alunni disabili, qualunque sia la scuola frequentata».L’auspicio che il testo sia modificato è stato espresso anche dal presidente nazionale della Fidae, don Francesco Macrì, che ha ricordato come il sistema nazionale di istruzione sia «integrato, le cui parti costitutive (scuola statale e paritaria), sono entrambe importanti ed essenziali». Anche quello fornito dalle paritarie è dunque un «servizio pubblico» e come tale va considerato, anche sotto il profilo dei finanziamenti e dell’esenzione dal pagamento di imposte, come l’Imu, l’Ici e la Tares, «incomprensibili ed improprie per una scuola». Che, infatti, non sono richieste alle statali e lo stesso dovrebbe valere per le paritarie. All’orizzonte ci sarebbero invece nuovi tagli che dimezzerebbero il già esiguo contributo statale (nemmeno 500 milioni l’anno contro un risparmio certo, per lo Stato, di 6 miliardi).«Escludere la scuola paritaria da ogni forma di finanziamento e di sostegno pubblico – ha aggiunto don Macrì – significa decretare la fine del suo servizio nei confronti di oltre un milione di bambini e di ragazzi, la perdita del lavoro per oltre 100mila docenti e non docenti, la contrazione e l’indebolimento della rete scolastica nazionale come servizio diffusivo sul territorio. Un risultato che dovrebbe allarmare chiunque abbia responsabilità decisionali».
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