venerdì 28 giugno 2013
​Carabinieri, guardia di finanza e polizia hanno arrestato 57 persone e sequestrato beni per oltre 500 milioni di euro, tra cui 347 immobili e 148 aziende, in un’operazione che ha toccato Emilia Romagna, Campania e Lazio. Sigilli a cinque sale che erano gestite dai Casalesi​. In manette il titolare di una sala a Frosinone, in passato presidente dell’Ascob, l’associazione dei concessionari​. (di A.M.Mira)
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Sul cancello della grande sala "Bingo boys" di Teverola spicca un lungo cartello con la scritta "Oggi chiuso per inventario". Già, inventario ma dei carabinieri del Ros e degli investigatori della Guardia di Finanza e della Polizia. La sala giochi è, infatti, stata sequestrata all’alba di ieri assieme ad altre quattro in Campania e nel Lazio. Ancora una volta gioco legale e camorra, clan dei "casalesi", alleato coi Santapaola di Catania e con la ’ndrangheta: il gotha delle mafie. La conferma della presenza massiccia della mafie, soprattutto camorra, nel gioco legale, come recentemente accertato definitivamente da una sentenza della Cassazione.
Operazione "Rischiatutto" della Dda di Napoli, 57 arresti, sequestri per circa 500 milioni di euro, nelle provincie di Napoli, Frosinone, Modena, Reggio Emilia (da anni zone di espansione dei "casalesi") e Catania. Le accuse associazione a delinquere di stampo camorristico, associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo dell’attività di gioco e scommesse, illecita concorrenza con violenza e minacce, truffa aggravata ai danni dello Stato, frode informatica, riciclaccio e reimpiego, intestazione fittizia di beni, estorsione e altri delitti aggravati dalle finalità mafiose. Mente del business è Nicola Schiavone, figlio maggiore di Francesco "Sandokan", boss indiscusso del clan anche se in carcere da anni per vari ergastoli (anche Nicola è carcerato da tempo).
Ma tra gli arrestati, oltre a numerosi camorristi, anche titolari delle sale gioco, uno dei quali, proprietario di una sala a Ferentino (Frosinone), in passato presidente della Ascob (Associazione Concessionari del Bingo), si era addirittura rivolto al gruppo del killer Giuseppe Setola per farsi proteggere contro una famiglia di zingari, anch’essa proprietaria di sala gioco. I numeri dei sequestri operati ieri la dicono lunga sulle dimensioni dell’affare: ben 347 immobili, tra terreni e fabbricati, 148 aziende, 280 autovetture, tra cui una Ferrari 550 Maranello e una Ferrari F355, e poi ancora 247 rapporti bancari e quote societarie per un valore pari circa 1 milione di euro. «Da criminalità che opera in traffici illeciti e violenti, come lo spaccio di droga, il contrabbando e l’estorsione violenta, oggi la criminalità organizzata ha una conversione in una società organizzata che opera nel campo delle attività imprenditoriali e commerciali» ha spiegato il procuratore di Napoli Giovanni Colangelo. E gli esempi di questa collusione tra criminalità e impresa non mancano nelle oltre duemila pagine dell’ordinanza di custodia cautelare.
Grazie al grande lavoro svolto dagli uomini del Ros dei Crabinieri di Napoli, della Squadra Mobile e del Nucleo di Polizia Tributaria di Frosinone e del Gruppo della Guardia di Finanza di Aversa, è stato così documentato, tra l’altro, l’interesse nella gestione di circoli privati dove erano installate slot machine modificate nonchè di siti per l’esercizio del gioco d’azzardo on line; molti i server individuati in Romania. In particolare, ad esempio, è stato accertato che Antonio Noviello, responsabile della gestione delle sale da gioco e di alcuni investimenti in Emilia Romagna, era il gestore del circolo privato Matrix a Castelfranco Emilia (Modena) dove si praticava il gioco d’azzardo. A occuparsi dell’installazione delle apparecchiature e delle loro modifiche, gli indagati avevano coinvolto l’impresa modenese G.A.R.I. srl, il cui amministratore unico, Antonio Padovani è risultato contiguo alla famiglia mafiosa capeggiata da Nitto Santapaola. Ed ancora, documentati anche i rapporti tra il gruppo Schiavone e la società di scommesse "Betting 2000", titolare di concessione del ministero delle Finanze.
Tra i casi esaminati anche quello del Frusinate dove un ex vertice dell’Ascom era una sorta di vero e proprio broker visto che era in possesso di tutte le informazioni sulle sale bingo che si potevano acquisire, anche grazie a contatti privilegiato con l’Agenzia delle entrate. Parole dure nel documento dei magistrati. «La gestione della distribuzione degli apparecchi da gioco e da intrattenimento, delle sale bingo, della raccolta delle scommesse e del gioco d’azzardo on line» da parte della criminalità organizzata «può definirsi una vera e propria piaga dei nostri tempi» che fa «leva sulla propensione di tanti cittadini al gioco d’azzardo». Una «piaga» che ieri ha dovuto incassare un durissimo colpo. Forse non a caso ieri mattina nell’area dell’Agro aversano tutte le sale gioco erano chiuse. Prudenza? O solidarietà con gli arrestati?
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