martedì 23 febbraio 2016
​Si sono tenuti a Milano, con rito civile, i funerali dell'intellettuale. Il ricordo dei ministri Franceschini e Giannini e dell'editrice Sgarbi.
Al Castello Sforzesco l'ultimo saluto ad Eco
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Si sono volti al Castello Sforzesco di Milano i funerali civili di Umberto Eco. Centinaia le persone arrivate nel cortile delle Armi con largo anticipo per l'ultimo saluto a Umberto Eco. Il rito si è svolto nel cortile della Rocchetta, dove sono però potuti entrare solo in 800, per motivi di sicurezza. Ai due lati della bara di Umberto Eco, al Castello Sforzesco, sono state posizionate le corone inviate dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi. E poi ancora della presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini. A fianco della bara è stata sistemata la toga dell'Alma Mater dell' università di Bologna. Listati a lutto i gonfaloni dei Comuni di Milano, Bologna, Torino e Alessandria, della Regione Lombardia, della città metropolitana di Milano e anche dell'istituto d'istruzione superiore Saluzzi Piana di Alessandria. Tra i presenti anche Roberto Benigni, accompagnato dalla moglie Nicoletta Braschi, che si sono sistemati alla sinistra della bara insieme ad amici e parenti, mentre dall'altro lato siedevano le autorità fra cui i ministri Stefania Giannini e Dario Franceschini, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, il sindaco di Torino Piero Fassino. Gli interventi sono stati tenuti, dopo l’introduzione dell’editore Mario Andreose e la musica di Arcangelo Corelli suonata da clavicembalo da viola e gamba dell'orchestra Verdi. Poi gli interventi funebri del sindaco di Milano Giuliano Pisapia, Dario Franceschini, Elisabetta Sgarbi, Gianni Cervetti, Stefania Giannini, Furio Colombo, Moni Ovadia e il nipote 12enne Emanuele. L'intervento del ministro Franceschini Umberto Eco "andava guardato come si guarda un quadro o un paesaggio. Si capiva e si vedeva che in quei silenzi consultava la sconfinata biblioteca che era dentro di sé". Così il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha parlato del semiologo, filosofo e scritture, intervenendo al rito di addio al Castello Sforzesco di Milano. "In quei silenzi" Umberto Eco "stava cercando e lavorando - ha aggiunto -. Grazie Maestro per aver guardato per tutta la vita fuori da quella finestra per noi". Il ministro Franceschini ha poi ricordato come Umberto Eco aveva partecipato a Expo al summit dei ministri della Cultura di tutto il mondo. "In quella sala piena di culture diverse lui aveva tenuto un discorso semplice e breve - ha ricordato - sulla conoscenza reciproca come antidoto alle guerre". Alla fine del suo discorso "in tanti sono andati a salutarlo e ringraziarlo - ha concluso - . Lo guardavano da vicino con un misto di stupore e di emozione, quasi come si guarda una biblioteca". Il ricordo del ministro  Giannini "Eco è il simbolo di quel classicismo innovatore di cui c'è tanto bisogno e di cui il nostro Paese è portatore nel mondo. Abbiamo perso un maestro ma non abbiamo perso la sua lezione. Carissimo professore Eco, carissimo Umberto, oggi non un addio". Così il ministro dell'Istruzione, Stefania Gannini, ha ricordato il semiologo, filosofo e scrittore Umberto Eco, nel suo intervento alla cerimonia funebre in corso al Castello Sforzesco di Milano. Elisabetta Sgarbi: l'ultima avventura editoriale di Eco Ha parlato a nome della "Nave di Teseo", la nuova avventura editoriale fondata insieme a Umberto Eco, l'editrice Elisabetta Sgarbi che, come altri amici, ha ricordato lo scrittore nel corso del rito laico al Castello Sforzesco di Milano. "Umberto Eco voleva una casa editrice fondata da lui, ma non su di lui - ha detto -. Voleva essere solo un autore ma sapevamo che era molto di più". Elisabetta Sgarbi ha poi sottolineato come Eco "amava la casa editrice Bompiani" e che per rimanergli fedele "aveva dovuto lasciare una parte importante della propria storia, per fondare "La Nave di Teseo". Fondare una nuova casa editrice "significa regalare un futuro - ha concluso - per questo ci ha lasciato il compito di garantire unità, vitalità e continuità alle sue opere".
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