mercoledì 18 febbraio 2015
Il vescovo Giacomo Lanzetti nell'omelia per i funerali di Michele Ferrero: riconoscente affetto della città di Alba. Il figlio: «Il suo un capitalismo umano». Anche Renzi alla cerimonia.
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​"Uno di noi" così il vescovo di Alba, Giacomo Lanzetti nell'omelia per i funerali di Michele Ferrero nel duomo cittadino ha voluto sottolineare come la comunità albese si è stretta attorno al patriarca dell'aziendasimbolo di questa città. Il vescovo ha ricordato le qualità dell'imprenditore morto a 89 anni sotto il profilo umano, sociale e imprenditoriale. "Sappiamo quanto ha fatto per Alba e non solo, quanto si è speso in tanti anni fino alla fine". "Ora siamo vicini a lui e sentiamo forte il sentimento del grazie". E in riferimento al dolore della moglie Maria Franca, del figlio Giovanni, dei suoi cari e dei suoi collaboratori, ha espresso "il riconoscente affetto di tutta la comunità. Vi vogliamo bene davvero", ha detto Lanzetti."Sono venuto qua per onorare un grande italiano, una storia incredibile di talento, territorio e valori umani". Così il presidente del Consiglio Matteo Renzi, dopo aver preso parte ai funerali di Michele Ferrero nel duomo di Alba.Un lunghissimo applauso, nella piazza Risorgimento gremita di persone che hanno seguito la funzione religiosa sul maxischermo, ha salutato l'uscita del feretro di Michele Ferrero dalla Cattedrale. Pochi minuti prima, da una porta secondaria aveva lasciato la chiesa Renzi, senza fermarsi con i cronisti. In Duomo hanno assistito alle esequie, tra gli altri, anche Romano Prodi, Paolo Barilla, il presidente del Coni Giovanni Malagò, il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, il presidente del Consiglio regionale del Piemonte Mauro Laus, il sindaco di Torino Piero Fassino, i viceministri Enrico Costa ed Andrea Olivero. Presente anche un ministro di Stato del Principato di Monaco, dove Michele Ferrero è morto sabato scorso. Il figlio: un capitalismo umano. "Gli aspetti sociali prima, il profitto dopo. Si crea così un legame con la comunità, che diventa una famiglia allargata". E' questa la formula del gruppo dolciario raccontata da Giovanni Ferrero, al termine della cerimonia funebre nel duomo di Alba. "Termini come 'delocalizzazione' e 'cassa integrazione' - ha aggiunto - non sono mai state pronunciate nel gruppo", spiegando che "il primo bilancio della Ferrero è sempre stato la responsabilità sociale e l'approvvigionamento sostenibile delle materie prime". Quello realizzato da Michele Ferrero, insomma, ha sottolineato il figlio, è stato un "capitalismo possibile, dal volto umano". Un progetto che, ha aggiunto, "non ha mai sconfinato nella utopia olivettiana" ma che è riuscito a dare "speranza alla terra della malora", ha sottolineato citando Beppe Fenoglio. Insomma, ha concluso, Michele Ferrero ha reso "pensabile l'impensabile".
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