lunedì 10 giugno 2013
COMMENTA E CONDIVIDI
Pellegrinaggio è anche servizio e condivisione. A partire dagli accompagnatori, nel nostro cammino verso Roma coi detenuti sulla Francigena del sud. Monica, bolognese supersperta di "cammini" e autrice di numerose guide, responsabile dell'iniziativa. Alberto, ferroviere veneziano pensionato, appassionatissimo di maratona e bici, Folco, capitano di lungo corso in pensione, toscano doc di San Gimignano, una coppia di allegria, battute, canti e...servizio (anche nella cura di vesciche e altri acciacchi). Ma il servizio lo incontriamo più volte nel nostro cammino. Nella tappa di domenica, da Veroli e Anagni, 26 chilometri percorsi poi in 8 ore, tocca "lavorare" da subito perché la prima parte del percorso non è segnalato e la vegetazione lo ha invaso. Così ci mettiamo in testa con Omar, Flameng e Franco, e coi bastoni apriamo un varco. Mentre altri detenuti aiutano Monica e Alberto a segnare in rosso con la vernice sulle pietre il simbolo della Francigena, il pesce, simbolo di Cristo (Ictus), oltre a una freccia bianca (segno della Francigena del sud). Così altri pellegrini potranno trovare meglio il percorso. E anche questo è servizio. Alcuni detenuti insistono. «Ma perché invece di tenerci chiusi in cella a fare niente non ci fanno tenere in ordine questi sentieri? Lo facciamo volentieri, ci farebbe sentire utili». E la proposta potrebbe concretizzarsi. Infatti potrebbe presto partire un progetto in collaborazione col Consorzio di bonifica dell'Alto Liri. E anche questo è servizio. Eccome se è servizio. Come quello che da volontari fanno già alcuni detenuti uscendo dal carcere. Servizio come occasione di riscatto. Ma il pellegrinaggio in cammino è anche occasione di condivisione. Lungo le nostre giornate tante sono gli esempi. Condividere l'acqua, una birra, le ciliegie e gli asparagi selvatici raccolti lungo i sentieri (ancora più buoni anche per questo), ma anche la pomata per le irritazioni da sfregamento, e perfino la carta igienica (articolo sempre presente nello zaino). Condividere la camera, i bagni e le docce. Condividere vesciche e medicazioni. Condividere la preghiera mattutina come oggi davanti alla chiesetta di San Valentino a Veroli, o al momento della cena ristoratrice (e se ce lo dimentichiamo sono i detenuti a ricordarcelo). Condividere due chiacchiere in sincerità. Camminando fianco a fianco. Mentre i chilometri scorrono lentamente. Come con Omar, in carcere da sei anni per spaccio di droga (uscirà ad agosto). «Quanto è bella la libertà. Spacciando guadagnavo tanto ma è durato due mesi. Ora pago più di quello che ho guadagnato. La giustizia ti raggiunge sempre». Un ragionamento che ci fa anche Vincenzo, napoletano verace. «La giustizia non fa sconti a nessuno, prima o poi arriva». Già, questi detenuti accettano condanne e carcerazione, ma vorrebbero davvero che il carcere offrisse occasioni di cambiamento. Anche per questo, per dimostrare che ci credono davvero, sono qui in cammino condividendo tutto con noi. Fatiche e parole.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: