martedì 27 novembre 2012
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Ecco il documento con cui il Forum delle associazioni familiari commenta la decisione presa oggi dal Parlamento.«L’assemblea della Camera ha perso una grande occasione di caratterizzare questo fine legislatura volando alto» commenta Francesco Belletti, presidente del Forum. «Respingendo la proposta di stralciare la norma sui figli nati da rapporti incestuosi o violenti ha scelto di non ascoltare le tante voci che si erano levate dalla società civile, dalla cultura, dal mondo degli operatori sociali, dalle associazioni di tutela dei minori. «Tutto inutile: audizioni, comunicati stampa, frenetiche telefonate, discussioni tra parlamentari e associazionismo familiare... Alla fine l’assemblea di Montecitorio ha votato contro la proposta di stralcio, dell’on. Buttiglione, e la legge rimane tale e quale: incluso il potenziale riconoscimento della genitorialità di chi ha avuto rapporti incestuosi. «Il voto ci dispiace, ma purtroppo non ci sorprende più: è solo la conferma della sordità di una classe politica che non ascolta più nessuno. Forse si preoccupa solo di Grillo, e delle sue nuotate antipolitice; ma non si cura della voce della società civile. «E allora onore e gratitudine, da parte del Forum, per quanti hanno sostenuto la causa “perdente” dello stralcio: in primis Buttiglione (UDC), che ci ha messo la faccia, da vicepresidente della Camera. E vorremmo prolungare la lista con tanti parlamentari di Udc, Pd, Pdl, Idv, Lega (ma troppo pochi per vincere al voto!), che hanno avuto il coraggio di parlare e votare contro questo folle emendamento. Forse anche nei gruppi parlamentari le persone dovrebbero guardarsi in faccia, dopo questo voto. «In democrazia, si sa, vince la maggioranza, e questo possiamo accettarlo; quello che però non possiamo accettare è l’irresponsabile applauso con cui la Camera ha accolto l’esito della votazione. Una vergogna di cui avremmo fatto volentieri a meno» conclude Belletti. «Nessuna sorpresa, però: questo voto conferma che questa classe dirigente, tranne alcune lodevoli eccezioni, non è più capace di ascoltare il Paese. Ma il tempo è galantuomo…»
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