mercoledì 17 dicembre 2014
Don D’Urso: «Non è risolutivo, ma segnale positivo». Il 70% a imprese il resto alle famiglie.
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​Trentadue milioni per prevenire l’usura. Non è granché, al cospetto di stime che danno per venti miliardi l’anno il giro d’affari del denaro a strozzo. Ma la mossa del Dipartimento prevenzione reati finanziari del Ministero del Tesoro ha l’ambizione del granello di sabbia che vuole inceppare gli ingranaggi degli strozzini.Il denaro liquido messo a disposizione delle associazioni sul territorio ha infatti lo scopo di essere usato come garanzia a disposizione delle banche che così potranno concedere più facilmente credito a chi in un istituto di credito non può più metterci piede.«In passato abbiamo ricevuto contributi anche di molto superiori – ricorda don Alberto D’Urso, segretario della Consulta nazionale antiusura –, ma si trattava di interventi "una tantum". Per quanto i 32 milioni non siano sufficienti, specie perché alle famiglie andranno circa 10 milioni, riteniamo si tratti di un segnale positivo e da incoraggiare».A beneficiare dei contributi del Fondo per la prevenzione quest’anno saranno 33 fra associazioni e fondazioni del Terzo settore che svolgono attività di assistenza e solidarietà in favore dei soggetti in difficoltà economica, nonché 144 Confidi, le strutture consortili o cooperative, espressione di imprese appartenenti allo stesso settore produttivo o alla stessa area geografica, che svolgono un’attività finalizzata alla concessione di garanzie per agevolare le imprese associate ad accedere ai finanziamenti presso le banche.Stando alle norme il 70% del fondo va destinato alle imprese, il 30% alle famiglie. Molte volte le due categorie si sovrappongono, specie quando si tratta di piccoli imprenditori o artigiani in grave difficoltà economica. I Confidi garantiscono fino all’80% dei finanziamenti a medio termine (fino a 8 anni) e per l’incremento delle linee di credito a breve termine a favore delle piccole e medie imprese a elevato rischio finanziario. In altre parole, le imprese a cui sia stata rifiutata una domanda di finanziamento, anche se già garantita al 50% dagli stessi Confidi.Per quanto lodevole, l’intervento del ministero è lo specchio di una contraddizione oramai consolidata. Mentre un dipartimento fa l’impossibile per trovare fondi da destinare a chi contrasta gli strozzini, negli uffici accanto c’è chi lavora per allargare le maglie del gioco d’azzardo. Perfino tollerando, con tanto di deroga normativa, che migliaia di punti scommesse non autorizzati possano continuare a operare. Con il risultato di elevare il rischio di ricorso al credito illegale, cioè l’esatto opposto di quanto invece è costretto a fare il Dipartimento prevenzione.Dopo una fase sperimentale, caratterizzata anche da normative via via messe a punto, il Fondo per la prevenzione dell’usura è diventato una realtà stabile. Dal 1998 è stato erogato «un totale di circa 590 milioni di euro finalizzati alla concessione di garanzie – informa una nota del Tesoro –. Tali risorse hanno consentito di garantire oltre 68 mila finanziamenti, per un importo complessivo di oltre 1,8 miliardi di euro».
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