giovedì 23 febbraio 2012
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Meno consumi, più bollette e un piede nella povertà. Sono gli anziani in tempo di crisi, quelli che hanno sentito piombare sulle proprie spalle, dopo le ultime manovre finanziarie, un pacchetto di aumenti stimato in 3mila euro l’anno, quelli che si sono visti svanire tra le dita il 30% del potere d’acquisto delle loro pensioni. Ma sono anche gli stessi che, rinunciando alla casa comprata con i risparmi di una vita, scelgono di venderne la nuda proprietà per aiutare figli o nipoti e per arrivare a fine mese. In sostanza oltre a fare i conti con i problemi di bilancio e gli acciacchi della salute, gli anziani spesso devono correre in soccorso delle giovani generazioni, strette tra il lavoro che manca e il costo della vita che cresce. Tutto questo in un momento in cui calano i servizi comunali e aumentano le liste d’attesa per l’assistenza domiciliare; carenze compensate in parte dai servizi svolti dal Terzo settore.Il quadro a tinte fosche è dell’Auser (l’Associazione di volontariato e di promozione sociale per l’invecchiamento attivo), che con il rapporto sulla condizione sociale degli over 65 mostra come la terza età sia ancora la categoria che «dà di più e riceve di meno» e che fa da «ammortizzatore sociale informale». La recessione e le sforbiciate economiche, infatti, colpiscono due volte quell’esercito di 12 milioni di persone (il 28% delle famiglie è composto da anziani soli) che, proprio per la sostanziale stabilità dei propri introiti, diventano da un lato “bancomat” d’emergenza per i giovani “flessibili” e dall’altro riducono consumi, spese per salute e prevenzione per poter pagare bollette e trasporti. Negli ultimi otto anni i rincari hanno visto crescere le uscite domestiche di 284 euro al mese e solo il decreto salva-Italia, a regime, avrà ricadute per 887 euro a famiglia; eppure la pensione nella maggior parte dei casi non supera i mille euro, anzi il 78% degli italiani si ferma a 750. Ecco perché sono sempre di più gli anziani che scivolano sotto la soglia di povertà assoluta (2,3 milioni), anche se hanno diminuito le uscite per mangiare (-1,7%), vestirsi (-0,8%) e curarsi (-0,6%). E nel 2012 le cose non andranno meglio: la spesa per l’abitazione e i consumi schizzerà ancora in alto, con aumenti fino al 5%. In molti casi stringere la cinghia non basta e così, come ultima spiaggia, si sceglie di svendere la propria casa, cedendo la nuda proprietà (+13% nel 2011) a un prezzo che ormai sfiora la metà del valore di mercato, per aiutare gli eredi a realizzare i propri sogni e «per esigenze di liquidità».Si aiuta in casa come si può, ma quando si mette il naso fuori dall’uscio la situazione è ancora più difficile, con il drastico taglio dei servizi sociali locali (solo il 28% dei bandi comunali in città sopra i 50mila abitanti è dedicato a over 65) e la crescita delle richieste di interventi assistenziali domiciliari in tutte le regioni. C’è una contrazione del sociale pubblico e una conseguente supplenza del Terzo settore che «già prima contribuiva per il 45% ai servizi di assistenza, ora con la crisi sicuramente arriverà ben oltre il 50% – sottolinea il presidente Auser Michele Mangano – così si svilisce la natura del volontariato, che è solidarietà e dono, non sostituzione dello Stato».
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