giovedì 17 marzo 2016
​A Oristano insieme la figlia dello statista ucciso e un ex brigatista rosso. Nel segno del Giubileo della Misericordia.
Delitto Moro, incontro e riconciliazione
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L’anniversario del rapimento di Aldo Moro è stato ricordato ieri a Oristano con due iniziative nel segno del perdono. La diocesi ha promosso l’incontro “Il tempo del dialogo e della riconciliazione” a cui hanno partecipato gli studenti delle scuole superiori cittadine. «Nell’Anno del Giubileo della Misericordia – spiega l’arcivescovo Ignazio Sanna – ci è sembrato importante coinvolgere i giovani in un tema così delicato e mostrare che il coraggio della riconciliazione è un obiettivo possibile». Protagonisti del confronto sono stati Agnese Moro, figlia dello statista ucciso dalle Br, e Andrea Coi, ex componente delle Brigate rosse. I due relatori hanno raccontato la loro esperienza a partire dal lungo lavoro svolto in questi ultimi dieci anni, che li ha visti coinvolti, insieme ad altri familiari delle vittime e responsabili della lotta armata, per cercare attraverso l’incontro, una via di dialogo e di perdono.

Ricordando il 16 marzo di 38 anni fa e ripercorrendo quella terribile vicenda che ha creato choc, dolore e rabbia, Agnese Moro ha spiegato che i responsabili sono stati catturati, processati e condannati. Ma, a distanza di quasi quarant’anni dal rapimento, resta un aspetto che su cui la giustizia penale non può intervenire. «Sento dentro di me come un urlo terribile di disperazione che non esce, come una pietra», ha affermato la figlia dell’esponente della Democrazia Cristiana. Eppure, Agnese Moro non si è fermata davanti al suo dolore. Ha cercato una strada, è riuscita a non perdere la fiducia, ha voluto cercare il volto dell’altro, rimettendo in discussione le certezze che aveva sui suoi “nemici”, quelli che hanno rapito suo padre. Uno di questi è stato Andrea Coi, che non partecipò direttamente all’agguato di via Fani, ma ne condivise la responsabilità. Anche lui ha parlato del lungo cammino che gli ha permesso di «tornare ad essere un uomo».

Davanti ai ragazzi ha ricordato la sua storia, i trent’anni di detenzione e l’incontro - avvenuto sei anni e mezzo fa - con il gruppo in cui si sono intrecciati per la prima volta due piani incommensurabili: quello delle vittime e quello di coloro che hanno provocato la violenza. Un percorso che ancora oggi continua. «L’incontro, la possibilità di avere una mano, come quella tesa da Agnese, ci ha permesso di uscire dalla situazione in cui eravamo precipitati», ha affermato l’ex brigatista. «È stato difficile fare il primo passo nell’accettare di incontrare gli altri – ha sottolineato Agnese Moro – ma in quegli incontri, nell’immediatezza dei rapporti e nella facoltà di parlare senza peli sulla lingua c’era l’umanità che mi chiamava e mi attirava». Al termine dell’incontro, nel piazzale già intitolato ad Aldo Moro, è stata scoperta da Agnese Moro e dal sindaco di Oristano, Guido Tendas, una targa che ricorda lo statista della Dc e gli agenti della sua scorta. Nel pomeriggio, un secondo momento di dibattito, intitolato “Il coraggio del perdono”, ha coinvolto, oltre ad Agnese Moro, Eva Cannas, Gina Chironi, Anna Lucia Daga e Caterina Muntoni: donne forti e coraggiose che hanno saputo perdonare. Le loro testimonianze hanno mostrato come sia possibile superare la logica della vendetta. In quest’anno giubilare, un serio invito per tutti alla riconciliazione.
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