martedì 30 giugno 2015
Cresce la povertà alimentare: colpiti 1,3 milioni di minori. Dossier del Banco: «Lontani dall’Ue». Sud in coda.
Rovati: «Urgente un reddito di sostegno ai più fragili»
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Sono 5 milioni e mezzo gli italiani che subiscono una vera e propria povertà alimentare e di questi un milione e 300mila sono minori. Se il dato, emerso da un’inedita indagine promossa da Banco Alimentare grazie a Fondazione Deutsche Bank Italia e PwC, è già inimmaginabile per uno dei sette Paesi più industrializzati, c’è anche di peggio: persino nella apparentemente florida Lombardia l’incidenza di bambini che non possono ricevere un’alimentazione sufficiente è di 13 su 100, a metà strada tra il 3% del Molise e il gravissimo 25% della Calabria. Per quanto riguarda la povertà alimentare percepita (soggettiva), l’Italia è addirittura sui livelli della Grecia, anzi peggio, con il 14% di famiglie che dichiara di non potersi permettere un pasto proteico ogni due giorni (ovvero a base di carne o pesce o verdure equivalenti) contro il 13,8% della Grecia. Di positivo c’è la ingente solidarietà delle organizzazioni caritative (9.000 solo quelle che aderiscono alla Rete Banco Alimentare, ma in totale sono 17mila), che però sono allo stremo e nel 66% dei casi dichiarano di non poter sostenere nemmeno un aiuto in più...La ricerca "Food poverty, Food bank" (presentata oggi alle 11 in Expo a Cascina Triulza, alla presenza del ministro Maurizio Martina), curata da Giancarlo Rovati, ordinario di Sociologia alla Cattolica di Milano, insieme a Luca Pesenti, arricchisce le statistiche ufficiali di Istat ed Eurostat, dando una lettura inedita. Non si ragiona più solo dei 6 milioni e 28mila "poveri assoluti" indicati dell’Istat, ma tra questi si va a sondare la situazione di "povertà alimentare" che colpisce appunto i 5 milioni e mezzo di italiani, scoprendo ad esempio che a soffrirne di più sono proprio le coppie con tre o più figli a carico, che scontano ancora una volta la cronica mancanza tutta italiana di efficaci politiche di sostegno alle famiglie numerose. Il dato (addirittura il 25%) è di evidenza maggiore se confrontato alla media europea (12%), con un’Italia dai valori assai vicini alla situazione dei nuovi Stati membri, attestati al 28%.Se poi confrontiamo gli stessi dati con quelli del 2007, anno precedente alla grande crisi economica, è evidente la rapida discesa italiana lungo un piano sempre più inclinato: ad esempio la percentuale di famiglie che non si possono permettere un pasto proteico ogni due giorni è più che raddoppiato, passando dal 6% al 14.Nonostante l’emergenza alimentare sia a macchia di leopardo (abbiamo già visto il dato dei bambini lombardi), è il Sud a evidenziare le situazioni peggiori, con un’incidenza di povertà assoluta che oscilla tra il 3% del Trentino Alto Adige, il 7 dell’Umbria, il 9 della Campania e il 13 della Sicilia. Così sono sempre più numerosi i cittadini che bussano agli enti caritativi per ottenere il famoso "pacco" di viveri (nell’83% dei casi), ma anche un aiuto da un centro di ascolto, vestiario o un posto alla mensa. In particolare sta aumentando in modo esponenziale la richiesta di viveri, cresciuti del 65%, seguiti da un +63% di appelli ai centri d’ascolto, 62% di sussidi in denaro, 56% di assistenza nella ricerca di lavoro.È infatti proprio la perdita o la mancanza di un lavoro la prima causa di povertà oggi (80% dei casi). Al secondo posto un reddito insufficiente per arrivare a fine mese e infine lo sfratto da casa. E se a ricevere gli aiuti una volta erano soprattutto gli immigrati, ormai stranieri e italiani sono quasi a pari (51% contro 49) e la fascia d’età più rappresentata tra gli assistiti è l’età adulta, tra i 18 e i 64 anni, mentre ben un quarto degli utenti sono i minori (quadruplicati rispetto al 2007). Altro aspetto evidenziato dall’indagine è la cronicizzazione della povertà in Italia, dove in precedenza capitava di chiedere aiuto temporaneamente, fino a che non ci si rimetteva in sella, mentre nel 2014 il 47% degli enti non ha potuto segnalare alcuna persona uscita dalla condizione di bisogno, percentuale che sale al 57% se parliamo del Sud. Il paradosso di tutto questo è che è ancora altissimo in Italia lo spreco di cibi finiti in spazzatura, come evidenzia Andrea Giussani, presidente di Banco Alimentare. Non a caso la fondazione combatte lo spreco anche in accordo con l’Expo, «dove nei primi due mesi abbiamo recuperato oltre 5.000 chili di alimenti, poi distribuiti alle 250 strutture caritative di Milano convenzionate con noi, che assistono oltre 54mila persone». E da oggi grazie a Fondazione Carrefour, che ha donato un container refrigerato, sarà possibile stoccare gli alimenti, perché davvero nulla vada perso.
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