mercoledì 27 gennaio 2016
Siglata un'intesa tra l'Autorità nazionale anticorruzione e Transparency International Italia (TI-It) per promuovere iniziative su trasparenza, integrità e della lotta alla corruzione. Italia sempre male nella "classifica dei corrotti".
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Siglato oggi, in occasione della presentazione dell'Indice di Percezione della Corruzione 2015 (CPI) di Transparency International, il Protocollo d'Intesa tra l'Autorità Nazionale Anticorruzione e Transparency International Italia (TI-It). Il Protocollo è finalizzato a stabilire un rapporto di collaborazione tra Anac e Transparency International Italia per promuovere iniziative sui temi della trasparenza, dell'integrità e della lotta alla corruzione. L'impegno preso verte sulla promozione della conoscenza e della corretta applicazione della normativa in materia di prevenzione dei fenomeni corruttivi e trasparenza nella pubblica amministrazione, sulla sensibilizzazione della società civile in maniera quanto più diffusa. Soprattutto, sarà importante la collaborazione per la diffusione della cultura del "whistleblowing", vista anche la recente approvazione da parte della Camera della proposta di legge su chi segnala illeciti sul posto di lavoro. Sarà fondamentale in questo senso la collaborazione sulle segnalazioni dei cittadini pervenute a Transparency International Italia attraverso Allerta Anticorruzione, al fine di garantire a vittime e testimoni di corruzione di ricevere la giusta assistenza per la soluzione del loro caso. "Riceviamo una quantità enorme di esposti anonimi e bisogna essere cauti: vanno usati come extrema ratio. Se si traducessero in esposti con le firme, sarebbero uno strumento utile", ha detto il presidente dell'Anac, Raffaele Cantone, alla presentazione del rapporto sulla corruzione di Transparency. Cantone ha citato il caso di "un esposto molto interessante che ci è pervenuto, relativo a un'università: se fosse stato firmato, ci sarebbe stato spazio non solo per un'indagine amministrativa, ma della Procura". Positivo il giudizio sulla nuova normativa sul "whistleblowing" approvata dalla Camera pochi giorni fa e relativa a chi denuncia corruzione o illeciti compiuti dai colleghi, sia nel pubblico sia nel privato. "È uno strumento utile - ha detto - e non deve diventare nè una moderna bocca della verità nè le proscrizioni di Silla, ma un mezzo di verifica, perché esiste un collegamento diretto tra omertà e collusione. Positivo che non si siano introdotti meccanismi premiali per chi denuncia: sarebbe stato rischioso". Certo la lotta alla corruzione nel nostro Paese è davvero difficile da fare decollare. L'Italia, con uno "score" di soli 44 punti su 100, è al 61/o posto al mondo nella classifica del Rapporto sulla corruzione della pubblica amministrazione pubblicato da Transparency International, alla pari con Lesotho, Senegal, Sudafrica e Montenegro. Tra i 28 paesi della Ue solo la Bulgaria (69/a con 41 punti) sta peggio. Il paese meno corrotto è la Danimarca (91 punti), davanti a Finlandia (90) e Svezia (89). Gli Usa sono sedicesimi. I paesi più corrotti in assoluto sono Somalia e Corea del Nord (soli 8 punti).
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