lunedì 20 ottobre 2014
Ac e Libera prendono le distanze dal protocollo. La campagna "Mettiamoci in gioco": «Non ci siamo alleati, abbiamo un solo obiettivo: arrivare alla legge quadro».
COMMENTA E CONDIVIDI
E straneità al protocollo d’intesa sul gioco d’azzardo sottoscritto tra la campagna nazionale "Mettiamoci in gioco" e Confindustria Gioco Italia, ma senza escludere impegno e collaborazione con i soggetti da sempre impegnati contro slot, vlt e lotterie. Azione cattolica italiana, Libera, Gruppo Abele, Rete della conoscenza, che aderiscono alla campagna, sono tra le associazioni che hanno preso le distanze dopo il contestato accordo con i concessionari del gioco d’azzardo di Confindustria. Don Luigi Ciotti, a nome di Libera e Gruppo Abele, ha comunque espresso «stima e incoraggiamento» per don Armando Zappolini – portavoce di "Mettiamoci in gioco", campagna «positiva e da proseguire» – vittima di «un linciaggio scorretto». In quanto all’accordo, ha aggiunto don Ciotti, «credo si possa dialogare e confrontare con tutti ma senza scendere a compromessi; su certi temi non si possono fare protocolli». Perché «l’azzardo è azzardo, punto. Non sono le parole a cambiare i meccanismi che provocano dipendenza», ha incalzato il sacerdote riferendosi al protocollo che vuole individuare un termine diverso da "gioco d’azzardo" in quanto nel nostro ordinamento l’azzardo resta illegale."Mettiamoci in gioco" – che riunisce associazioni, movimenti, sigle sindacali, organizzazioni di terzo settore – ha chiarito che il protocollo «non sigla alleanze con i concessionari» dell’azzardo ma nasce «dalla volontà di arrivare in tempi brevi a una legge quadro sul gioco d’azzardo», anche confrontandosi con le imprese, che restano una «controparte». Inoltre, «l’opportunità di inserire nel testo una "clausola di riservatezza" non è nata per nascondere alcunché ma per tutelare le due parti nella comunicazione all’opinione pubblica». Ancora, «la necessità di individuare, in un documento condiviso con Confindustria, un termine diverso da "gioco d’azzardo" per indicare il fenomeno, nasce da motivazioni giuridiche». Ultimo punto: «Le critiche non hanno esplicitato fino in fondo la vera differenza che esiste tra la campagna "Mettiamoci in gioco" e alcune altre esperienze del movimento di contrasto al gioco d’azzardo»; la Campagna «si propone di regolamentare il gioco d’azzardo e non di abrogarlo». L’invito dei promotori agli altri soggetti è dunque «a non aprire – pur nelle differenze – un conflitto interno che non gioverebbe a nessuno, e soprattutto alla necessità di avere una seria regolamentazione del gioco d’azzardo nel nostro paese».Sull’argomento è intervenuto anche il consiglio nazionale di Azione cattolica che aderisce alla campagna. Pur ribadendo impegno e attenzione verso "Mettiamoci in gioco", Ac «manifesta estraneità al percorso e alle modalità con cui si è giunti a siglare l’accordo con Sistema Gioco Italia». L’associazione «intende approfondire nelle sedi opportune le ragioni e i contenuti che hanno condotto alla firma del protocollo, nella convinzione che «un passaggio così delicato abbia bisogno di maturare in un contesto di condivisione più ampio possibile».E mentre a Milano alcuni concessionari di sale contestano a suon di ricorsi i regolamenti restrittivi imposti dal Comune, la Regione Friuli Venezia Giulia, con una delibera approvata in via preliminare, ha proposto di non consentire la collocazione di nuovi apparecchi in locali a meno di 500 metri da luoghi "sensibili": scuola, luoghi di culto, impianti sportivi.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: