martedì 29 settembre 2015
Sui social network le immagini esplicite di uno studente creano scalpore in in classe. Il preside chiede inutilmente un confronto con assistenti sociali e famiglia. Ora il ragazzo è di nuovo in classe.
Il Comunicato della scuola
SECONDO NOI Ascoltare i fatti, non i pregiudizi
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«Lo studente minorenne R.G. non è stato fatto oggetto di alcuna discriminazione legata al suo orientamento sessuale, tanto meno nessuno è stato mai costretto a seguire lezioni in corridoio». Così risponde Adriano Corioni, il direttore di Ecfop (Ente cattolico formazione professionale) che ha sede presso la parrocchia di San Biagio a Monza. L’istituto, da sei decenni è attento a "educare con il cuore" i giovani di Monza e della Brianza, e si trova ora sotto accusa di aver allontanato il ragazzo dall’aula perché gay. Un'accusa che l’istituto respinge con tutte le forze. È lo stesso presidente dell Ecfop don Marco Oneta, a ricapitolare come si sono svolti i fatti. I compagni hanno segnalato ai docenti di una foto pubblicata su un social media in cui R.G. era ritratto in un atto sessuale esplicito con un altro ragazzo. L’immagine ha suscitato scalpore tra gli studenti e ha preso a circolare in maniera virale. «Non tutti – dice Corioni – hanno accettato questa istantanea. Contro chi difendeva l’omosessualità del compagno, si è schierato un gruppo di studenti ritenendo l’immagine poco opportuna, tanto che due studenti sono intervenuti sul sito, chiedendo e ottenendo che la foto venisse cancellata». La scuola ha così chiesto un incontro con i genitori del ragazzo e con i servizi sociali del Comune. Giovedì R.G. ha seguito la lezione di matematica in un’aula. Venerdì, attorno alle 11, accompagnata dai carabinieri l’incontro con la mamma. Sabato lo studente non si è presentato a scuola mentre è tornato normalmente fra i banchi nella giornata di lunedì senza che sia stato possibile colloquiare con i servizi sociali. «In tutto questo l’orientamento sessuale del ragazzo non c’entra nulla – dice don Oneta – tantomeno l’intento era discriminatorio. La nostra scuola, cattolica, ha inteso e intende, in presenza di un simile fatto grave come questo (l’esposizione di una foto su social media in cui un minore è protagonista di atti sessuali espliciti) accompagnare l’alunno R.G. per aiutarlo ad essere consapevole nella gestione della comunicazione della propria vita personale ed intima». A chi chiede un intervento del ministro, degli ispettori del Miur, la scuola risponde: «Siamo ben contenti di accoglierli, così vedranno e sentiranno dalla voce dei nostri studenti la bontà delle nostre proposte educative».
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