mercoledì 20 aprile 2016
Al convegno nazionale il cardinale Tagle stigmatizza i casi dei governi di Danimarca e Berna, che chiedono denaro ai profughi a titolo di rimborso.
Migranti, Tagle: così l'Europa chiude gli occhi
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L’Europa alza i ponti levatoi per tenere i poveri a distanza e non vederli. E chi riesce a entrare, continua a essere spremuto: dopo gli scafisti, dopo i datori di lavoro disonesti, ecco i governi che si fanno pagare l’accoglienza. Il cardinale Luis Antonio Tagle punta il dito contro l’Occidente che nega le sue radici solidali e cristiane. Al 38° convegno nazionale delle Caritas diocesane il presidente di Caritas Internationalis usa parole dure contro «chi possiede e si rinchiude nel proprio castello, assediato dai poveri e dalla propria ricchezza».Alla vigilia dell’udienza con papa Francesco, che concluderà questi quattro giorni, anche il presidente di Caritas Italiana, cardinale Francesco Montenegro, avverte che «la logica dello scarto applicata ai migranti ricadrà su di noi».«Controllare i poveri – avverte il cardinale filippino Tagle – ci illude di controllare la povertà, tenerli a distanza ci fa credere che non ci siano, oppure che siano abbastanza lontani da non minacciare i nostri privilegi. Gli esclusi diventano scarto, da spremere ancora un po’ per estrarre quel poco di ricchezza che ancora rimane: da parte di trafficanti senza scrupoli, datori di lavoro disonesti, e più recentemente anche alcuni paesi sviluppati, nei quali si propone di confiscare i pochi beni di chi scappa dalla guerra in conto contributo per le spese di accoglienza».Chi non respinge i profughi, insomma, li spreme. Il presidente di Caritas Internationalis si riferisce alle decisioni di due democrazie europee. In Danimarca a gennaio è stata approvata una norma che prevede la confisca di denaro e oggetti di valore oltre un valore di 1.350 euro per contribuire alle spese di mantenimento e alloggio. Provvedimento analogo a quello del governo federale di Berna che sequestra ai richiedenti asilo i valori sopra i mille euro. Non basta: a chi ottiene la residenza con lo status di rifugiato, impone di versare il 10% del suo reddito per 10 anni, fino a un massimo di 15 mila franchi. Succede, nella civilissima Europa. Scafisti e governi accomunati dallo sfruttamento dei profughi.«È preoccupante il modo di occuparsi dei migranti da parte dell’Europa, dell’Italia e di tanti "buoni cristiani"», commenta sconsolato il cardinale Montenegro. Papa Francesco invece indica una via diversa. Per il presidente della Caritas «il viaggio a Lesbo è la continuazione di quello a Lampedusa». Perché «c’è bisogno di cominciare a guardare le persone e rendersi conto che sono storie». I cristiani non possono far finta di niente: «Il nostro "guaio" – scherza Montenegro – è che il Signore ci ha consegnato il Vangelo. Se ci avesse dato il Galateo, stavamo a posto, non c’era bisogno di disturbarsi...».Concorda il direttore della Caritas italiana: «Il nostro Continente purtroppo – dice don Francesco Soddu – non si distingue per ciò che dovrebbe. Nuovi muri, vecchie chiusure, regole vuote di cui rischiamo di diventare schavi e che non rispondono più al senso originario». Perché prima dell’accordo «al di fuori di ogni quadro di legalità» sul rinvio dei profughi in Turchia, c’era stato – ricorda don Soddu – quello con la Grecia «appeso ai dettami della finanza senza regole e senza scrupoli», anch’esso « frutto di non rispetto dei diritti dei più poveri». E allora «tocca anche a noi, con Caritas Europa, proporre modelli nuovi, che pongano al centro la dignità della persona, di ogni persona».
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