giovedì 3 gennaio 2013
In alcuni centri scommesse offerti «buoni» a minorenni. Il giudice minorile: «Casi numerosi. Occorre intervenire». Dai giocattoli in stile casinò ai videogame sui telefonini. Aumentano le segnalazioni da parte di genitori che chiedono un intervento per sottrarre i ragazzi alle sirene del «vincere facile».
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​Strana idea, quella di ricoprire di gratta & vinci l’albero di Natale di un bar frequentato da ragazzini della vicina scuola media. Strana idea quella di alcuni gestori che regalano, come denuncia una mamma, buoni da 20 euro ai figli che marinano le lezioni per mettere piede in una sala scommesse. La legge lo vieta, ma nei fatti quante sono i centri slot chiusi per violazioni di queste norme?

Simone Feder, giudice onorario al tribunale dei minorenni di Milano, di questi casi ne sta raccogliendo a decine. Racconti con cui, quando qualche procura si deciderà ad aprire un fascicolo d’indagine, si istruirebbero processi clamorosi, con alcuni dei marchi più noti delle sale da gioco a rischiare risarcimenti colossali.

Nel Pavese come a Brescia e a Bergamo, ci sono mamme che armate di smartphone fotografano i "buoni premio" nascosti dagli scolaretti tra le pagine del diario. Un giorno la titolare di uno di quei bar nei quali tra un caffè e un aperitivo si serve un po’ di falsa speranza, ha spiegato a Feder, che da psicologo lavora nelle strutture della comunità Casa del Giovane di Pavia, perché avesse deciso di arrendersi al demone chiassoso di luci colorate e pulsanti schiacciati compulsivamente. «Il fatto è molto semplice: per allocare due macchinette – ha risposto la barista – mi hanno proposto la videosorveglianza del locale, l’impianto di allarme e l’istallazione della televisione al plasma, tutto gratuitamente, e di questi tempi capirà...».

Perfino negli iPhone e negli iPad è possibile scaricare, cercandolo nel catalogo delle applicazioni alla voce «casual game - gioco d’azzardo», una slot machine «per bambini» dai 4 agli 8 anni. Costa meno di due euro e non comporta premi in denaro: «Ogni volta che viene raggiunto un livello, il bambino vince una "immagine delfino" che andrà ad arricchire la sua collezione», si precisa nella descrizione. «Quale perverso sistema si nasconde dietro a queste scelte di mercato? Chi si permette – accusa Feder – di toccare i bimbi e speculare sulla loro ingenuità, sulla loro vulnerabilità, sulla loro personalità ancora in formazione?».Le prime rilevazioni non sono incoraggianti. Feder ha condotto una ricerca su 278 bambini di 11 anni: il 48% femmine e per il 52% maschi. Il 15% dichiara di aver giocato almeno una volta al videopoker o alle slot. Di questi, il 44% prima dei 10 anni. Abitudine più frequente è l’acquisto di biglietti "Gratta e vinci", comprati almeno una volta dal 49%.

Pavia, con una media pro-capite di tremila euro bruciati alle slot è per i gestori la Las Vegas dello Stivale. In un’altra ricerca, sempre condotta da Simone Feder su un campione di 1.864 adolescenti iscritti al primo anno di scuola superiore, è emerso che quanti giocano abitualmente (tutti i giorni o più volte alla settimana) risultano essere quasi esclusivamente maschi, e più frequentemente non di nazionalità italiana. Ma sul totale degli intervistati il 15% ha dichiarato di aver puntato almeno una volta al videopoker e tra questi il 7% ammette di scommettere ogni giorno e nel 40% dei casi gioca mediamente più di 50 euro. Per scoprire da dove arrivi il cattivo esempio non bisogna fare molta strada. Il 5% dei ragazzi ha un familiare che abitualmente svuota il portafogli alle slot o con i video poker.

Pavia non è un caso isolato. A Vicenza l’Istituto Rezzara ha realizzato uno studio che ha sorpreso solo chi voleva tenere chiusi occhi e orecchie. Il 45% dei ragazzi gioca d’azzardo, il 54% fa uso di alcol fino ad arrivare all’euforia, il 28% si ubriaca. La ricerca ha coinvolto 5.642 giovanissimi. Il gioco è diffuso tra il 45% degli adolescenti maschi, il 5% di essi con assiduità quotidiana. Interrogati sul perché, hanno indicato come prioritarie due motivazioni: «Bisogno di denaro» e «gusto di vincere». I ragazzi ammettono di essere indotti a scommettere dalle martellanti campagne pubblicitarie. A un unico scopo: «Realizzare qualche sogno». Cecilia, 16 anni, invece non ci sta. Dalle pagine della petizione "No-Slot" (www.vita.it/noslot) accusa la politica: «Avete permesso che ci mettessero le slot ovunque. Volete rovinarci tutti?».

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