martedì 22 luglio 2014
«Le leggi esistono e vanno applicate». Il problema era stato sollevato dal Tar del Piemonte».
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Isindaci possono mettere un freno alla diffusione delle sale giochi. È quanto ha affermato la Corte Costituzionale, rispondendo al Tar del Piemonte dopo il ricorso di Lottomatica e di altre società del gioco contro i Comuni di Rivoli e Santhià, che avevano posto limiti all’orario e alla distribuzione delle "macchinette". La pronuncia non risolve la diatriba tra operatori del gioco e amministratori, ma fissa alcuni punti.Il Tar del Piemonte s’era rivolto alla Corte ritenendo che le leggi non consentissero ai primi cittadini di combattere la ludopatia, ad esempio mettendo un timer alle slot o allontanandole da scuole e oratori. Secondo il tribunale amministrativo, questa impossibilità era incostituzionale. La posizione del Tar era: «I sindaci dovrebbero avere questo potere: ci vuole una legge che lo riconosca».I giudici della Corte - relatore Giuliano Amato - hanno rigettato le tesi del Tar, che quindi dovrà pronunciarsi sui ricorsi. Motivando la sentenza, depositata il 18 luglio, hanno affermato che non servono nuove leggi per dare poteri ai sindaci: quei poteri li hanno già, basta interpretare la legge. È vero, i giudici riconoscono che ci sono state sentenze di segno opposto, alcune favorevoli ai sindaci, altre ai gestori del gioco. Questo perché è in corso «un’evoluzione della giurisprudenza amministrativa», perciò nel giudicare i singoli casi vanno esplorate diverse possibilità. Ad esempio, i Comuni possono imporre dei limiti agli orari «per tutelare la salute, la quiete pubblica o la circolazione stradale». È quanto riconosce la manovra del 2011 in deroga alle liberalizzazioni: può essere fatto valere per tutte le nuove aperture. Mentre la questione è più controversa per quelle già attive. C’è poi lo strumento principe di ogni consiglio comunale, la pianificazione urbanistica.Il Comune di Rivoli ha adottato un regolamento che spegne le slot machine dalle 23 alle 12 – «per limitare il gioco tra le casalinghe e i giovani» spiega il sindaco Franco Dessì – e vieta di posizionarle a meno di 400 metri da scuole, chiese, ospedali. Decisioni prese dopo la relazione dell’Asl di zona sulle ludopatie. «Questa sentenza ci dà forza – dice il sindaco –. Ora vorremmo intervenire per limitare anche le sale autorizzate dalla Questura». Quello dei permessi che arrivano da enti diversi è un altro problema: si nutre del conflitto interno allo Stato tra contrasto al gioco patologico e utile che ne deriva.Marco Pizzetti, avvocato del Comune: «La sentenza dice che il Tar poteva rigettare i ricorsi perché il sindaco può mettere dei freni. È una sentenza importante per il Comune di Rivoli e per molti altri che sul tema ne condividono l’orientamento».Il Comune di Santhià, seguito dall’avvocato Paolo Scaparone, era arrivato a ordinare la chiusura di una sala giochi – ma il Tar aveva accolto la richiesta di sospensiva – e poi ha stabilito di confinare le sale giochi fuori dal centro cittadino e lontano da punti sensibili. «Abbiamo un ambulatorio per la ludopatia, incentiviamo chi toglie le slot dai bar, forse anche grazie ai continui controlli diverse sale giochi hanno chiuso – spiega il sindaco Angelo Cappuccio – dopo questa sentenza ci aspettiamo che il Tar ci dia ragione». La replica degli operatori del settore. L’associazione Sapar: «La sentenza conferma che non è nelle aule di giustizia che si può regolamentare il gioco». E chiedono un tavolo di confronto con lo Stato per arrivare a leggi chiare e uniformi.
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