martedì 26 febbraio 2013
​Un anziano parroco, don Michele Di Stefano, 79 anni, è stato ucciso a Trapani nella canonica della chiesa di Gesù, Maria e Giuseppe, nella frazione di Ummari. Indagano i carbinieri, che tra le ipotesi stanno valutando quella di una rapina finita in omicidio.
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«Don Di Stefano era un uomo buono, cordiale e zelante che a Ummari aveva rapporti sereni con tutti. All’ultimo incontro del clero, avevo parlato a lungo con lui per avviare l’iter per il restauro della chiesa e del campanile della piccola frazione. Mi è sembrato totalmente sereno». Nelle parole dell’arcivescovo Alessandro Plotti, amministratore apostolico della diocesi di Trapani sta lo stupore e il dolore di tutta la comunità cristiana e della città intera per l’omicidio di don Michele Di Stefano. L’anziano sacerdote, 79 anni, è stato trovato morto nel letto con una ferita al capo, forse inferta con un bastone perché sono state trovate delle schegge di legno accanto al cadavere. Incerto ancora il movente dell’omicidio. All’inizio si era pensato a una rapina ma i carabinieri hanno qualche dubbio perché i locali della canonica erano in ordine. Il sacerdote sarebbe stato sorpreso nel sonno da qualcuno entrato da una finestra e che, dopo averlo colpito alla testa, si sarebbe allontanato senza prendere nulla.Don Michele era parroco della parrocchia di Gesù, Maria e Giuseppe a Ummari, una frazione di Trapani, da un lustro. Prima, e per 43 anni, aveva retto la parrocchia di Fulgatore, un’altra frazione del capoluogo. Un incarico che lo aveva fatto apprezzare, tanto che i rapporti con gli ex parrocchiani erano buoni e costanti. Ed è stato proprio uno di loro, allertato dai familiari del sacerdote a fare, ieri pomeriggio, la tragica scoperta. Don Michele era atteso nel suo paese d’origine, Calatafimi (e di cui suo fratello era stato sindaco), per un pranzo con i congiunti i quali, non vedendolo arrivare, hanno prima tentato di mettersi in contatto e poi, allarmati, hanno chiesto l’intervento del vicino. Le indagini hanno permesso di ricostruire l’ultima serata del sacerdote: lunedì sera don Michele avrebbe mangiato una pizza fuori e poi sarebbe rientrato in casa nel piccolo baglio dove sorgono la chiesa e la canonica in una zona isolata a circa 250 metri dalle prime villette. E si sarebbe addormentato. È a questo punto che sarebbe arrivato l’assassino, entrato forse forzando una finestra sul retro dell’edificio. Una lampada esterna tra la canonica e la chiesa è stata trovata accesa dai carabinieri ma non si sa se fosse abitudine del sacerdote lasciarla così.Le indagini dei carabinieri stanno cercando di appurare se qualcuno potesse avercela con il sacerdote anche se le testimonianze raccolte vanno proprio nella direzione opposta. Faceva catechismo ai figli dei romeni della zona, per anni era stato assistente dei lavoratori di Azione Cattolica e assistente spirituale della Coldiretti provinciale. Secondo alcune voci però, negli ultimi tempi, avrebbe confidato agli amici più stretti di sentirsi minacciato. «La morte improvvisa di un prete – ha commentato ancora l’arcivescovo Plotti – è per il vescovo sempre motivo di dolore e di sorpresa. Ma quando questa morte è frutto di violenza omicida, lascia tutta la comunità ecclesiale nella desolazione e nel buio perché ci si chiede quali gravi motivi abbiano armato la mano criminale per uccidere la sua vittima nel sonno».
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