mercoledì 16 gennaio 2013
Allerta in Friuli-Venezia Giulia. Il caso Trieste. I dati della Regione mentre la Procura contesta l’omicidio colposo pluriaggravato.
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Otto morti di mesotelioma pleurico. Collaudatori, saldatori, manutentori, anche un impiegato tecnico. La prima vittima risale al 2004. Una tragedia che rivive nella memoria delle famiglie e dei compagni di lavoro. Nelle stesse ore in cui la Regione conferma che sono ben novemila gli esposti all’amianto in Friuli-Venezia Giulia, la Procura di Trieste rende noto che l’inchiesta sugli 8 decessi è chiusa e che ha notificato gli avvisi di conclusione indagini a 4 ex dirigenti della ex Grandi Motori accusati di omicidio colposo pluriaggravato e cooperazione colposa.La Procura ha passato al setaccio circa trent’anni di esposizioni, dal 1971 al 2000, periodo durante il quale non si sarebbero adottate le misure necessarie per l’eliminazione dell’amianto e per dotare gli ambienti di lavoro di adeguati impianti per l’aspirazione. Conferma il procuratore Michele Dalla Costa: «Agli indagati abbiamo contestato l’inosservanza di tutte le norme di sicurezza che prevedevano innanzitutto che i lavoratori fossero informati dei rischi cui andavano incontro. Lavoravano in ambienti dove entravano a contatto con sostanze non isolate». Non portavano neppure la mascherina di protezione, avrebbe accertato l’inchiesta. Per Dalla Costa, inoltre, non regge la giustificazione del «tutti facevano così» ovvero: nessuno sapeva che l’amianto fosse pericoloso. «Una affermazione che non regge - spiega il procuratore - perché a partire dagli anni 60-65 è pacifica la pericolosità dell’amianto e la sua influenza su determinate patologie, prima i carcinomi e poi il mesotelioma». Dalla Costa mette anche in evidenza come il fascicolo rappresenti un primo caso in cui si sia riusciti a circoscrivere le responsabilità. Una ricerca difficile perché a Trieste sono state diverse le fonti a rischio. I quattro indagati, ai quali se ne potrebbero aggiungere altri, sono il direttore generale della Grandi Motori negli anni dal 1970 al 1977, il presidente e amministratore delegato dal 1977 al 1984, il direttore generale e amministratore delegato di Fincantieri (Divisione grandi motori) dal 1984 al 1992 e un membro del consiglio di amministrazione di Fincantieri dal 1984 al 1994. Quanto all’azienda è più volte passata di mano: dal 1966 al 1972 era di Fiat-Iri, dal 1972 al 1982 di Grandi Motori Trieste (dal 1975 totalmente trasferita all’Iri), dal 1984 al 1998 di Fincantieri, dal 2000 della multinazionale finlandese Wartsila.Nella regione sono quelle di Trieste e dell’Isontino le aree dove la popolazione è più colpita da malattie correlate all’asbesto. Là dove operano i cantieri marittimi. Come è emerso ieri dai lavori in Commissione regionale, il Registro degli esposti cita oltre novemila casi. Ma c’è di peggio: l’area più contaminata, perché senza controlli e utilizzata dalla popolazione per liberarsi di ogni ingombro, è il greto del Cellina Meduna, mentre l’unica discarica per i rifiuti da amianto, quella di Porcia, dove ne sono stipate 60mila tonnellate, rischia la chiusura nel 2014. E la Germania, unica alternativa regionale per lo smaltimento, già un anno fa contingentò le importazioni di rifiuti. Secondo l’Agenzia per l’ambiente, poi, nel periodo 2006-2007 c’erano circa 2 milioni di metri quadrati di coperture di eternit nelle aree più urbanizzate.
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