venerdì 11 maggio 2012
Quattro pagine per rivendicare l’agguato e lanciare nuove minacce. Gli affiliati alla Federazione passano all’uso delle armi per colpire i “nemici”. Il capo della polizia Manganelli: potrebbero anche uccidere. La vittima dimessa da ospedale: per fortuna è finita.​
Dambruoso: «Difficile proteggere tutti gli obiettivi»
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I magistrati che indagano sul caso Adinolfi si aspettano nuovi attentati degli anarchici che hanno rivendicato la gambizzazione dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi. Nel volantino recapitato ieri al Corriere della Sera, gli autori del gesto parlano di una «nuova anarchia» e lanciano una campagna contro Finmeccanica, che definiscono «piovra assassina». L’attentato è firmato dalla Federazione anarchica informale, Fronte rivoluzionario internazionale (Fri), attivo da una decina d’anni, che con questo gesto annuncia la nascita di un nuovo nucleo, intitolato a Olga Ikonomidou, una terrorista detenuta in Grecia. «Oggi l’Ansaldo nucleare, domani un altro dei suoi tentacoli - si legge nel documento -; invitiamo tutti i gruppi e i singoli Fai a colpire tale mostruosità con ogni mezzo necessario». Le «prossime azioni» saranno condotte nel nome «degli altri fratelli greci, un’azione per ognuno di loro». Poiché gli anarchici greci arrestati con la Ikonomidou sono sette i magistrati si aspettano un pari numero di azioni terroristiche. «Il timore di altri attentati c’è sempre, non possiamo escludere che stiano pensando a qualche altra operazione ma non abbiamo nè la certezza, nè elementi concreti» ha spiegato Michele Di Lecce, procuratore capo di Genova, il quale esclude però l’ipotesi di omicidi, almeno «in base a quello che loro stessi dicono nel documento». Il salto di qualità degli anarchici, finora dediti agli attentati dinamitardi, consisterebbe «nell’uso dell’arma», secondo la Procura. Non ne è altrettanto convinto il capo della polizia, Antonio Manganelli: «Se finora non hanno ucciso – parole sue – è stato un caso. La Fai ha aderito alle Cellule della Cospirazione di fuoco greche, che ha proposto di formare un network internazionale per fare azioni violente antisistema».La rivendicazione dell’attentato è avvenuta con un volantino di tre pagine e mezza inviato nel giorno dell’agguato per posta ordinaria e arrivato ieri al giornale milanese. È considerata «attendibile, sostanzialmente, per il contenuto, l’esposizione, i richiami, la struttura argomentativa»; sembra «un documento studiato, strutturato e con una certa logica» ha commentato il procuratore capo. Ad attribuirsi la paternità del gesto è la stessa organizzazione (stimata in duecento unità) che in passato ha “firmato” un pacco bomba che ha ferito il direttore generale di Equitalia. «Abbiamo azzoppato Roberto Adinolfi, uno dei tanti stregoni dell’atomo» si legge nel documento, che si sofferma sull’esecuzione dell’attentato con un linguaggio molto lontano dallo stile Br. Secondo i terroristi, Adinolfi, insieme all’ex ministro Scajola è stato «tra i maggiori responsabili del rientro del nucleare in Italia». La scelta di colpire lui non punta a cercare il consenso - altrimenti, fa notare il documento sarebbe stato colpito «qualche dirigente di Equitalia» - ma la «complicità». Gli anarchici con questo gesto intendono gettare dei ponti verso altri spezzoni eversivi e segnare una linea di demarcazione tanto con l’«anarchismo insurrezionalista di facciata» quanto con «i cittadini indignati per qualche malfunzionamento del sistema di cui vogliono continuare a essere parte». L’arrivo della rivendicazione non chiude del tutto le altre piste, hanno fatto capire i magistrati, ma apre un capitolo sicurezza. Alcuni dirigenti Ansaldo sono già sotto scorta e Finmeccanica è dichiaratamente nel mirino dei terroristi. Ieri, il suo amministratore delegato Giuseppe Orsi ha scelto di replicare in modo duro agli anarchici: «Finmeccanica non è un sistema di malaffare generalizzato - ha detto - ma ci sono stati episodi singoli dovuti a comportamenti personali che non sono mai stati assunti a sistema» e comunque «non basta qualche estremista a farci cambiare il modo di lavorare». Non ha voluto dire nulla, invece, la vittima: sempre ieri, Roberto Adinolfi è stato dimesso dall’ospedale. Solo un «voglio ringraziare tutti, finalmente è finita», prima di rientrare in casa.
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