domenica 8 maggio 2016
Grazie a una speciale tromba elettronica è tornato a suonare benché sia paralizzato.
Vincenzo, musica e vita: «Così mi sono salvato»
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La musica gli ha salvato la vita. I suoi 41 anni, Vincenzo Deluci, brindisino, li ha spesi quasi tutti a suonare la tromba. La prima arrivò ad otto anni, grazie ad una colletta tra parenti ed amici. Prima di lui l’aveva suonata il bisnonno Giovanni, che a 92 anni era ancora nella banda di Fasano, paese in cui Vincenzo vive con la sua famiglia. Anche lo zio Cosimo, tappezziere, era musicista per passione. La storia di Vincenzo ha un prima ed un dopo, in mezzo un incidente stradale in cui si salva per miracolo. Prima c’è il diploma al Conservatorio di Monopoli in musica classica e jazz, ci sono le tournée, le collaborazioni illustri con Lucio Dalla, Vinicio Capossela, Sergio Caputo, gli Avion Travel. Il dopo è ciò che accade quando nel 2004 resta immobilizzato. Due Natali e due compleanni in un centro di recupero della mobilità. La tromba diventa un ricordo, poiché riesce a muovere solo la testa e l’avambraccio sinistro.  «A un certo punto, però, i medici non riuscivano a spiegarsi come mai non avessi bisogno del respiratore artificiale. Mi dissero che suonare la tromba fin da bambino mi aveva salvato» ci racconta. Quella forza nei polmoni, infatti, ce l’ha ancora e la usa per vincere ogni giorno la sua battaglia. Vincenzo infatti è tornato a suonare. «Ricordo ancora il giorno in cui il mio amico Giuliano Di Cesare, costruttore di strumenti, mi disse: 'Ho una tromba nella borsa e voglio fare un esperimento, ti andrebbe se la tengo fer- ma e vediamo se riesci a suonare?'. I suoni venivano fuori subito anche se ero fermo da 4 anni. Non potevo crederci, allora gli chiesi di costruirmi una tromba apposita per farmi ricominciare». Mesi e mesi di tentativi, prima di arrivare a Titina, come Vincenzo chiama affettuosamente il suo storico strumento, riadattato alle sue esigenze. «Ho usato inizialmente una tromba a coulisse. Il problema di non poterla stringere tra pollice ed indice è stato risolto con un guanto e due cuscinetti. Oggi invece suono la mia storica tromba, grazie ad un joystick con sensori di prossimità che tirano giù i pistoni, le cui combinazioni si rifanno a tutte le posizioni dello strumento». Realizzato il suo sogno, Vincenzo però non si è fermato. Nel 2011 ha costituito 'Accordi Abili', un’associazione che costruisce strumenti su misura per disabili gravi. E così Francesco Nunna, 25 anni di Sassari, affetto da distrofia muscolare degenerativa, ha avuto in dono il suo clarinetto 'basso'.  Un’idea messa a punto dall’associazione 'Informatici senza frontiere', che collabora con Vincenzo. «Francesco è il primo. Mi ha contattato grazie alla Rete. Qualche settimana fa gli abbiamo consegnato il suo strumento, dopo due anni di prove. Il primo step è stato ospitarlo in Puglia insieme ai suoi genitori – ci spiega – perché occorreva che facesse una serie di prove fisiche sul fiato. Per lui abbiamo inventato un ibrido. Francesco soffia fiocamente aria da un tubicino e fuoriescono suoni digitali, con un campionatore di 1.600 suoni che funziona grazie a due joystick e dieci microchip (uno a dito) che preme lievemente. Così è come se avesse dieci dita sul clarinetto». E presto anche un altro giovane, Raffaele Convertino, 32 anni, affetto da artrite reumatoide, avrà la sua batteria elettronica su misura, mentre si lavora a richieste arrivate da Torino, Latina, Teramo. «Ogni strumento costa 3.000-4.000 euro, che racimoliamo con serate di raccolta fondi. Devo ringraziare tanti musicisti che gratuitamente mi danno una mano e ringrazio anche quelli che non rispondono al telefono – si sfoga Vincenzo – e girano la testa dall’altra parte. Mi hanno insegnato tanto anche loro». Il supporto arriva pure da alcuni bandi regionali, che 'Accordi Abili' ( www.accordiabili.it) ha vinto. «Così promuoviamo il progetto nei conservatori e abbiamo avviato un corso gratuito di musica, per 20 disabili. Con i fondi regionali inoltre possiamo pensare di velocizzare i tempi di costruzione degli strumenti. Ora abbiamo 4-5 richieste che stiamo vagliando». E mentre ha ripreso a fare concerti e studia per laurearsi al Conservatorio di Lecce in musica elettronica, Vincenzo sta organizzando un festival che coniughi musica e disabilità. «Festivabile si terrà ad ottobre e vi parteciperanno gruppi con all’interno almeno un musicista con handicap. Adesso mi resta un altro sogno da realizzare – conclude – poter incontrare papa Francesco o quantomeno sentirlo al telefono. Gli ho scritto una lettera». Chissà che la cornetta a casa Deluci non possa squillare presto.
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