venerdì 3 luglio 2015
​Il sottosegretario ai Rapporti col Parlamento in sciopero della fame per il ddl Cirinnà. Critiche da Ap e dalle associazioni.
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Il sottosegretario Ivan Scalfarotto annuncia di aver iniziato uno sciopero della fame per protesta contro il ritardo che registra la discussione della legge sulle unioni civili. Iniziativa singolare per un esponente del governo, tanto che persino da Sel il capogruppo alla Camera, Arturo Scotto, gli fa notare che se non è d’accordo con la sua maggioranza la strada maestra sarebbe quella delle dimissioni. «Si dimetta, allora», chiede anche Elvira Savino, di Forza Italia. Ma Scalfarotto assicura di non avercela né con il Pd, né con il 'suo' ministro Maria Elena Boschi. Sebbene mostri tutt’altro atteggiamento verso la gente di piazza San Giovanni («che strilla e si mobilita », scrive il sottosegretario), verso la quale Boschi aveva sostenuto di volersi mettere in ascolto. Scalfarotto invece - singolare per un sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento - ammonisce il Parlamento stesso che «fin quando non avremo una certezza sulla data della cessazione di questa grave violazione dei diritti umani che si consuma nel nostro Paese», la sua protesta proseguirà continuando ad assumere «alla radicale » due soli cappuccini al giorno. Lo «sciopero del cappuccino», lo definisce Manif Pour Tous Italia, fra le associazioni promotrici della manifestazione del 20 giugno. Che parla di «goffo tentativo ricattatorio dentro un dibattito che in Parlamento e nel paese sta maturando in serietà e consapevolezza anche grazie alle questioni poste a piazza San Giovanni». Perché «se si volesse davvero garantire il diritto di chiunque di convivere in pace e libertà, senza rottamare il matrimonio e incentivando l’utero in affitto come fa il ddl Cirinnà, la polemica sui diritti civili sarebbe chiusa da un pezzo», assicura Manif Pour Tous. E in effetti è difficile non leggere nella scelta di Scalfarotto una protesta contro la mediazione avviata dal suo stesso partito - con il plauso di Ap - in commissione Giustizia al Senato per cercare finalmente una riformulazione del ddl Cirinnà che lo ponga al riparo dai rischi di confusione con l’istituzione prevista dalla Costituzione all’articolo 29. «Pensavamo di averle viste tutte, ma un autorevole membro del governo che fa lo sciopero della fame contro il Parlamento supera davvero ogni limite», replica Carlo Giovanardi (di Ap), che era.stato attaccato dallo stesso Scalfarotto. L’iniziativa di Scalfarotto trova anche tanti sostenitori, da Gaynet a Gaycenter e, nel mondo politico, Laura Puppato, Paola Concia e Riccardo Giachetti (del Pd), Riccardo Nencini del Nuovo Psi, oltre al suo collega sottosegretario Benedetto Della Vedova. Un’iniziativa, quella di Scalfarotto, «che denota la difficoltà in cui si trovano i sostenitori del ddl Cirinnà, figlia della folla oceanica che ha invaso piazza San Giovanni per dire sì alla famiglia fondata sul matrimonio », dice Alessandro Pagano, capogruppo di Ap in commissione Giustizia alla Camera. «Serve buon senso», auspica il senatore Aldo di Biagio, di Ap.
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