martedì 12 maggio 2015
Migliaia gli emendamenti contro il ddl Cirinnà. Ncd pronto all'ostruzionismo. Proposte di modifiche anche dal Pd. Resta lo scoglio adozioni.
COMMENTA E CONDIVIDI
È scaduto ieri sera il termine per gli emendamenti al testo base Cirinnà sulle unioni civili, adottato in commissione Giustizia al Senato con il sì dell’anomala maggioranza Pd-M5S. Una raffica le proposte di modifica e soppressione, circa 4mila. Quasi 3mila i soli emendamenti di Ncd, che minaccia ostruzionismo, 332 di Gal, 829 di Fi, ma 15 sono stati presentati anche dal Pd. Una vasta area nel partito di maggioranza mette nero su bianco le sue perplessità non condividendo la strada intrapresa della sostanziale equiparazione con la famiglia, con la sola eccezione delle adozioni, facilmente aggirabile con ricorsi alla Corte di Giustizia europea. Un emendamento a firma Emma Fattorini (intestataria di un progetto con 35 firme) interviene già in premessa, e proprio a prevenire il rischio equiparazione propone la creazione di un nuovo istituto giuridico chiaramente distinto dalla famiglia con rimandi all’articolo 2 della Costituzione (sulle formazioni sociali) e al 3 (principio di uguaglianza) e una netta distinzione dall’articolo 29 sulla famiglia. Altri due emendamenti a firma invece del vice capogruppo Stefano Lepri intervengono, uno sulla cosiddetta stepchild adoption, del figlio nato da precedente relazione, prevedendo in questi casi l’affidamento del minore; e un altro sul titolo 2 (che regola convivenze di fatto di natura eterosessuale) prevedendone l’abrogazione, o - in sostituzione - l’istituzione dei contratti tipo fra conviventi. «L’auspicio - spiega Lepri - è che ora la discussione si apra nel Pd e nella maggioranza, per evitare il rischio di equiparazione che, esclusa in teoria, si potrebbe configurare di fatto, specie a seguito di pronunce giurisprudenziali». Nella maggioranza molto più drastica la posizione del Ncd. Il capogruppo in commissione Carlo Giovanardi nell’annunciare la mole di emendamenti presentati, chiarisce: «Se si vuole agire sul piano dei diritti dei conviventi, omosessuali o etero, nello spirito di quanto ci chiede la Consulta e la Cassazione - senza aprire ad adozioni, reversibilità e utero in affitto - siamo pronti a votare anche domani. Ma l’ostruzionismo in realtà lo ha fatto la relatrice Cirinnà sposando una tesi per noi inattaccabile equiparando le unioni ai matrimoni uomodonna. La nostra è solo una reazione». Si muove anche Forza Italia, con un’altra serie di emendamenti, dopo che anche il capogruppo forzista della Commssione Nitto Palma ha espresso perplessità sulla costituzionalità della norma in relazione all’articolo 29. Fra i più attivi, con proposte emendative di diversa 'gradazione', i senatori Maurizio Gasparri, Enzo Fasano, Giacomo Caliendo (intestatario a sua volta di una diversa proposta) e Giuseppe Marinello. «I miei emendamenti sono soppressivi - spiega Gasparri - a tutela della famiglia. La mediazione semmai inizia dopo». Rilancia sul modello tedesco, invece, la responsabile diritti del Pd Micaela Campana replicando a Giovanardi in difesa del testo Cirinnà. «Dare diritti a chi non ne ha non significa toglierne ad altri, né tanto meno mettere in discussione il matrimonio tradizionale», assicura. Ma si apre un fronte anche sulla tenuta conti. I senatori del Pd Lo Giudice e Cirinnà, parlano di soli 100mila euro come spesa annuale iniziale per le pensioni di reversibilità. Trascurando che - al momento - il provvedimento si presenta come non oneroso e che negli anni la cifra è chiaramente destinata a crescere esponenzialmente. Per Maurizio Sacconi di Ap l’introduzione della reversibilità della pensione ai superstiti, per le unioni civili «può portare a una platea di circa 30mila percettori con una spesa di circa 300 milioni».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: