giovedì 4 giugno 2015
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In Puglia è salvo il servizio postale. Almeno per ora. È stata infatti 'congelata' la chiusura e soppressione di alcuni uffici postali mentre la paventata consegna a giorni alterni della corrispondenza non sembra abbia avuto corso, anche se molti utenti si lamentano per i ritardi. Ma è fondata la preoccupazione che i tagli annunciati da Poste Italiane in zone periferiche, come nei piccoli Comuni del Gargano, la parte interna della Valle d’Itria e il basso Salento, possano essere prima o poi attuati, privando la popolazione, a partire dalle persone anziane e dai ceti meno abbienti, di un servizio indispensabile. Stando al piano d’impresa della Direzione Centrale, sul territorio pugliese sarebbero cinque gli uffici postali destinati alla chiusura: Trito, Acquarica di Lecce, Castiglione Andrano, San Simone di Sannicola, Vitigliano di Santa Cesarea Terme. Sono invece sei quelli da razionalizzare, prevedendo l’attività a giorni alterni e la riduzione del personale: Bari Porto, San Marco di Locorotondo, Sannicandro Garganico 1, Cocumola di Minervino Lecce, Ruggiano Salve, Santa Maria al Bagno Nardò. Solo la levata di scudi da parte di sindaci, sindacati, associazioni, comunità montane e soprattutto le vibranti proteste della gente hanno evitato la mannaia di Poste Italiane.  Il caso più emblematico è quello della contrada Trito, una delle tante frazioni di Locorotondo, cittadina avamposto della Valle d’Itria, dove dal primo aprile l’ufficio postale avrebbe dovuto chiudere i battenti. Una borgata di circa 900 abitanti, che in estate diventano il doppio per la presenza di numerose strutture turistiche ricettive. I residenti si sono ribellati e anche il sindaco Tommaso Scatigna ha messo in campo tutto l’impegno possibile per scongiurare la decisione, ormai presa dalle Poste, di sopprimere lo sportello, poi sospesa il 13 aprile scorso.  «Gli uffici postali pugliesi per il momento sono salvi – dice il segretario regionale Cisl Slp di Puglia e Basilicata, Nicola Oresta – ma l’attenzione resta alta. Il piano d’impresa presentato dall’amministratore delegato di Poste Italiane Francesco Caio, invece di attuare una politica espansiva rivolta a una maggiore aggressione dei mercati prevede oltre mille interventi con 450 chiusure d’uffici e 600 razionalizzazioni a livello nazionale. La Slp Cisl continua a sollecitare le istituzioni locali, dai sindaci alle comunità montane, dall’Anci ai vari enti territoriali, per avviare un fronte comune in modo da impedire gli interventi di ridimensionamento o di chiusura in Puglia. La Comunità Europea ha invece bocciato la proposta di distribuire lettere e documenti a giorni alterni».  Ma le lamentele non finiscono qui. I ritardi nella ricezione della posta a casa o in azienda creano disagi per il privato cittadino così come chi ha un’impresa. Un fenomeno che si estende a macchia di leopardo, come si è veisto, in diversi punti della penisola. «Altro che consegnare la posta a giorni alterni! Nella nostra regione si tratta di periodi più lunghi, anche se dipende da zona a zona – sottolinea il presidente di Federconsumatori Puglia, Domenico Zambetta –. In tutto il territorio ci sono almeno trecento postini in meno, di cui una novantina a Bari e provincia. I tagli occupazionali e il conseguente accorpamento delle aree da servire non fanno altro che creare ulteriori inconvenienti ai destinatari. Arrivano in ritardo fatture, bollette, persino i quotidiani. Di recente abbiamo registrato dei casi eclatanti non solo a Bari, ma anche a Lecce, Gravina e Capurso. Bisogna recuperare il concetto dell’universalità di Poste Italiane. È chiaro che poi la gente preferisce rivolgersi ai privati».  Piuttosto eloquente e singolare quanto successo a Sava, nel tarantino, all’inizio dell’anno. In alcuni quartieri del paese (settemila abitanti) la posta veniva recapitata con un paio di mesi di ritardo, in particolare le bollette energetiche con conseguenti sanzioni per il mancato pagamento nei termini previsti o addirittura con interruzioni delle forniture. Popolazione adirata e protesta durissima per chiedere il rispetto di un diritto sacrosanto, fino al successivo e lento ritorno alla normalità.
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