martedì 5 gennaio 2016
Don Patriciello si dice «basito e addolorato» dalle parole di Raffaele Cantone per un’intervista in cui egli sembra minimizzare quanto i danni della Terra dei fuochi.
LA RISPOSTA
Cantone: io frainteso, no ad allarmismi
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Caro direttore, il dovere di costruire ponti che uniscono e non muri che dividono orienta le mie giornate. Sempre. Anche quando resto basito e addolorato dalle parole di persone rispettabili come il dottor Raffaele Cantone. In una intervista rilasciata al quotidiano 'Il Foglio' dello scorso sabato 2 gennaio, il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, riguardo al rapporto ambiente malsano – salute nella 'Terra dei fuochi' così si esprime: «Io rispetto don Patriciello. Ma lui non è un medico, non è uno scienziato e nemmeno un poliziotto. Si è fatto un collegamento acrobatico tra i rifiuti interrati e l’ insorgenza dei tumori. Un collegamento smentito dai tecnici. Ne è venuto fuori un pasticcio incredibile». Strano. Solo pochi anni fa, quando Cantone Raffaele non ricopriva ancora l’importante ruolo di oggi, in un convegno a Giugliano, ebbe a dire queste testuali parole: «Ciò che dice oggi don Patriciello, noi lo stiamo dicendo da anni, ma nessuno ci ascoltava». «Adesso che qualcuno ci ascolta, ringraziamo Dio. E lavoriamo insieme. L’unione fa la forza», gli risposi. Il caso ha voluto che proprio sabato scorso, 'Avvenire' pubblicasse un mio editoriale e un articolo di Pino Ciociola sulla relazione dell’Istituto superiore di sanità sulla 'Terra dei fuochi' apparsa in data 30 dicembre 2015 sul sito di Arpa toscana, dalla quale è emerso che purtroppo - e dico purtroppo - il «collegamento acrobatico tra i rifiuti interrati e l’insorgenza dei tumori » è un fatto, tristissimo e angosciante. Leggiamo dalla suddetta relazione: «Il quadro epidemiologico della popolazione residente nei 55 Comuni che la legge 6/2014 definisce come 'Terra dei fuochi' è caratterizzato da una serie di eccessi della mortalità e dell’ospedalizzazione per diverse patologie a eziologia multifattoriale che ammettono fra i loro fattori di rischio accertati o sospetti l’esposizione a un insieme di inquinanti ambientali che possono essere emessi o rilasciati da siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi e/o di combustione incontrollata di rifiuti sia pericolosi, sia solidi urbani (...). Per quanto riguarda la salute infantile, emerge un quadro di criticità meritevole di attenzione, in particolare eccessi di bambini ricoverati nel primo anno di vita per tutti i tumori ed eccessi di tumori del Sistema nervoso centrale nel primo anno di vita e nella fascia di età 0-14 anni sono stati osservati in entrambe le province». Ho stima di Raffaele Cantone, ma faccio fatica a capire il motivo per cui liquida con poche e pericolose battute e una sottile ironia la drammatica questione dell’inquinamento ambientale nelle province di Napoli e Caserta. Non sono uno scienziato, ci mancherebbe. Sono solo un cittadino, una persona che ha cercato di attirare l’attenzione della politica e della scienza su un disastro pluridecennale disatteso e nascosto. Sono solo un prete che ha raccolto il grido di dolore della sua gente e lo ha portato a chi di competenza. E qualche battaglia, a dire il vero, l’abbiamo anche vinta, ma siamo ancora lontani dall’aver vinto la guerra. Dobbiamo perciò continuare a impegnarci e a lottare. Tutti. Ognuno secondo le sue competenze, i suoi ruoli, i suoi carismi. Noi ci siamo. L’unica cosa che conta è per me richiamare in vita la nostra terra e per farlo occorre rimanere uniti. Tutti insieme ce la faremo. Resto sempre a disposizione di tutti, anche del dottor Cantone al quale auguro un anno ricco di ogni bene.
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