venerdì 24 ottobre 2014
Vangelo e comportamenti mafiosi sono "non sovrapponibili e non vi può essere alcuna commistione di sorta". La  dura presa di posizione del segretario generale della Cei durantegli stati generali dell'antimafia promossi dall'associazione Libera.
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Vangelo e comportamenti mafiosi sono "non sovrapponibili e non vi può essere alcuna commistione di sorta". La nuova, dura presa di posizione contro la cultura mafiosa è venuta stamane dal segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, che è anche vescovo della diocesi calabra di Cassano Ionico, il quale ha preso la parola nel corso della seconda giornata di lavori di "Contromafie", gli stati generali dell'antimafia promossi a Roma dall'associazione Libera. Monsignor Galantino, che è stato applaudito dalla platea quando don Luigi Ciotti ha ricordato che si è trattato della prima volta di un vertice della Cei all'apputamento di Libera, ha affermato: "Sogno un momento in cui si smetta di considerare come eroi don Puglisi e don Diana e lo stesso don Luigi Ciotti e questo perché - ha sostenuto - sappiamo tutti che non esiste la possibilità di sovrapposizioni o commistioni tra Vangelo e malavita. Il Vangelo - ha poi aggiunto - quando è preso sul serio e non viene usato come un paravento personale, è lo strumento più adatto per proporre giustizia e dignità della persona". Il presule ha poi svelato che nella visita di Papa Francesco nella sua diocesi, la dura condanna, fino a usare la parola "scomunica" usata dal Pontefice verso i mafiosi, non era prevista nei primi due testi distribuiti ai giornalisti e che lo stesso Francesco l'ha, quindi, "meditata sul terreno. Questo - ha spiegato Galantino - per riaffermare che col male fatto sistema non si può avere nulla a che fare". Lo stesso Galantino non si è nascosto, però, che "nella Chiesa non ci siano ancora tiepidezze e paure" nel riaffermare l'incompatibilità tra fede e mafia invitando soprattutto i sacerdoti a non essere timidi nelle condanne "dentro e fuori la Chiesa e a considerare normale quello che fa un'associazione come Libera in una realtà, quella ecclesiale, che come ha chiesto a più riprese il Papa deve essere in uscita e senza elmetto o con mire di conquista ma una Chiesa che impara dalla strada e nella quale il Vangelo si fa vita".
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