giovedì 7 maggio 2015
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Siamo rimasti addolorati. Increduli. Basiti. Il disegno di legge sugli ecoreati in discussione alla Camera non passa e ritorna al Senato. Il rischio che tanti paventano e che tanto ci spaventa è che venga affossato. E senza una legge che punisca severamente chi inquina, c'è poco da sperare. La domanda, semplice, logica, obbligatoria è: perché? Questi ultimi anni hanno visto uomini e donne della "Terra dei fuochi" scendere in campo come non mai per gridare al mondo lo scempio in atto in Campania. Un vero esercito di volontari si è fatto carico delle paure e degli affanni di un popolo cui è stato rubato il diritto alla serenità, al respiro, alla salute. I vescovi campani, con pacata fermezza, sono intervenuti nel pubblico dibattito portando il loro indispensabile sostegno. Un dialogo serio, fruttuoso, pacifico, civile si è instaurato tra i palazzi del potere e il popolo. I cittadini hanno fatto tutto ciò che era in loro potere fare. Hanno protestato, studiato, informato, invocato, supplicato chi aveva il dovere di intervenire. Gli interessi economici in ballo sono tanti. Interessi milionari. Una schiera di malfattori, imbonitori, colletti una volta bianchi e sempre più insozzati, politici corrotti, collusi, camorristi e complici vari hanno da tempo annusato l'affare e si sono arricchiti sulle spalle della povera gente. Come fermarli? Come fa un Paese democratico a difendere i propri cittadini dalle grinfie di questi criminali senza scrupoli? Lo sanno tutti che quando si vanno a toccare gli interessi, si corrono anche rischi per la vita. Senza una legge che punisca severamente chi avvelena la terra, l'acqua, l'aria, beni preziosi e indispensabili per la sopravvivenza umana, tutto diventa inutile. Occorre dare ai magistrati le armi adeguate per combattere un nemico cinico ed esperto. La mia gente è sfiduciata e stanca. I giovani vanno perdendo la fiducia e la speranza. Assolutamente non deve accadere. Sono trascorsi più di 20 anni, ma queste armi ancora non sono state forgiate. Un ritardo inescusabile che si fa complice. Anni in cui siamo stati ingannati. Anni in cui si è parlato e straparlato sempre e solamente dei rifiuti urbani, mentre il vero, incommensurabile problema erano gli scarti delle industrie sversati illegalmente in Campania e in tante altre regioni d'Italia. Queste affermazioni non sono semplici opinioni, sono fatti duri come le pietre. I "pentiti" della camorra – gli unici fino a oggi – nei processi lo hanno raccontato a chiare lettere. E i riscontri lo hanno confermato. Camorra e imprenditoria disonesta. Industriali criminali e camorristi. Un abbraccio che si è rivelato asfissiante, diabolico, mortale. «Un popolo e l'altro sul collo vi sta...». Occorre fermarli. Subito. Immediatamente. Occorre fermare queste associazioni a delinquere. Non è sopportabile che il colpevole di tanta sofferenza, facendo affidamento su un sistema legislativo insufficiente, non venga adeguatamente punito. I vescovi campani, insieme a tante altre associazioni, avevano supplicato nei giorni scorsi i deputati ad approvarla, quella legge. Non è successo. Vorrei poter credere che non è successo ancora. Vorrei poter essere certo che succederà. Più di una volta ho invitato il presidente di Confindustria a venire nella "Terra dei fuochi", come hanno fatto in questi anni tanti ministri e parlamentari per rendersi conto personalmente della situazione. Non ha mai raccolto l'invito. Leggo in questi giorni la sua preoccupazione «per le conseguenze che una impostazione antistorica e antindustriale del provevedimento potrebbe avere sul nostro sistema produttivo. Con questo non sono ad assolvere chi scientemente commette un atto criminale. Chiedo solo che il legislatore distingua, come in ogni legislazione che si rispetti, l'atto doloso dall'atto accidentale». Confindustria fa sentire la sua autorevole voce. La difesa dell'ambiente e della salute dei cittadini però, hanno la precedenza su tutto. Nessuna «impostazione antindustriale e antistorica», quindi. Prima degli interessi economici degli industriali viene l'uomo. L'uomo con la sua inalienabile dignità. I suoi veri diritti. Di questo il legislatore deve prendere atto. Al più presto.

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