lunedì 30 novembre 2015
​No alla visita di monsignor Atzei in una scuola primaria: troppi figli di immigrati non cattolici. L'amarezza del presule: il dialogo e la reciproca conoscenza dovrebbero intensificarsi in un momento come questo.
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Solo qualche giorno fa la decisione di una scuola di Rozzano nel milanese di trasformare la tradizionale festa di Natale in festa d'inverno, adducendo come scusa il clima difficile venutosi a creare dopo le stragi di Parigi. Adesso dall'altra parte d'Italia la "bocciatura" della visita pastorale dell'arcivescovo di Sassari, Paolo Atzei in nome dell'integrazione e di presunte sensibilità diverse. Il caso nella primaria di San Donato che ci ha tenuto a precisare che la scuola "è aperta a qualunque progetto in comune con la chiesa turritana per favorire nel quartiere i processi di integrazione e di inclusione". La posizione assunta dal Consiglio dei docenti dello storico istituto scolastico, nel cuore del centro storico di Sassari, fa già discutere. Non volendo rispondere negativamente alla proposta del vescovo per una visita ai piccoli allievi delle elementari, probabilmente proprio in vista del Natale, la dirigente scolastica Patrizia Mercuri ha proposto all' organismo composto dagli insegnanti di valutare la possibilità che l'incontro con il vescovo Atzei si svolgesse in chiesa e coinvolgesse solo i bambini cattolici o quelli che non appartengono dichiaratamente ad altre confessioni religiose. La scuola di San Donato è da anni considerata un laboratorio in tema di integrazione e multiculturalità: gli alunni di varie nazionalità e non cattolici che frequentano l'istituto sono 122 su 250. Concordi con la dirigente sulla necessità di rispettare le sensibilità di tutti, i docenti hanno deciso che l'incontro prenatalizio non si farà neanche fuori dalle mura scolastiche, se non con il coinvolgimento dei genitori.    "Trarremmo sicuramente un grosso vantaggio culturale nel dialogare con il vescovo e le associazioni cittadine sulla situazione in cui versa il quartiere e sulla necessità di costruire un progetto di pace e di convivenza civile - dice Patrizia Mercuri - ma occorre rispettare anche il modo di operare della nostra scuola". Insomma, se padre Atzei vuole lavorare con la scuola in favore dell'integrazione, va bene, ma al di fuori della scuola stessa. SASSARI Una vicenda triste. La mancata visita prenatalizia di monsignor Paolo Atzei, arcivescovo di Sassari, alla scuola san Donato, in pieno centro storico, ha lasciato l’amaro in bocca, non solo al presule che guida la diocesi dal 2004, ma anche ai cittadini. I fatti raccontano che l’Arcivescovo avrebbe voluto che tra i luoghi della sua visita prima delle feste natalizie, ci fosse anche la scuola primaria di San Donato. Una decisione del consiglio dei docenti, dello storico istituto scolastico, lo ha però impedito. La motivazione è la forte presenza di figli di immigrati di religione non cattolica e quindi la visita del vescovo avrebbe potuto creare problemi. «Trarremmo sicuramente un grosso vantaggio culturale nel dialogare con il vescovo e le associazioni cittadine sulla situazione in cui versa il quartiere e sulla necessità di costruire un progetto di pace e di convivenza civile – ha affermato la dirigente scolastica Patrizia Mercuri –, ma occorre rispettare anche il modo di operare della nostra scuola». La dirigente ha proposto all’organismo composto dagli insegnanti di valutare la possibilità che l’incontro con monsignor Atzei si svolgesse in chiesa e coinvolgesse solo i bambini cattolici o quelli che non appartengono dichiaratamente ad altre confessioni religiose, ma la proposta non è andata a buon fine. A diversi genitori la scelta non è andata giù e la decisione della scuola ha comunque comportato la cancellazione della visita. La scuola di San Donato è da anni un laboratorio di integrazione e multiculturalità e il numero degli alunni di varie nazionalità e non cattolici che frequentano l’istituto è di circa la metà, 122 su 250.  «La cosa mi ha lasciato amareggiato – afferma monsignor Atzei – perché in un periodo nel quale registriamo fatti come quelli di Parigi, il dialogo e la reciproca conoscenza dovrebbero essere intensificati. Ciò che più mi spiace è che i genitori siano stati estromessi dalla decisione e che un gruppo di insegnanti abbia di fatto impedito la visita. Con la comunità dei migranti, compresa quella di fede islamica, c’è un buon rapporto di collaborazione che si manifesta anche concretamente nel sostegno alle famiglie più bisognose da parte della Chiesa di Sassari. Non voglio insistere più di tanto per non creare ulteriori tensioni, decisamente inutili. Sono convinto, però, che la mia visita non avrebbe turbato la serenità dei bambini non cattolici così come che non si debba aver paura di difendere quelli che sono i valori della nostra identità».
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