mercoledì 17 agosto 2016
Aveva trasformato il proprio studio medico in una “fabbrica” di certificati falsi per abortire. E non avrebbe emesso fatture per oltre 40mila euro. (V. Chianese)
Salerno, aborti facili: indagato ginecologo
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Aveva trasformato il proprio studio medico in una “fabbrica” di certificati falsi per abortire. E non per una malintesa solidarietà verso donne in difficoltà, ma per puro profitto e dispregio dell’etica medica: 150 euro a certificato e senza fattura. È finito così sotto inchiesta dalla Procura di Lagonegro un noto ginecologo di Sapri, B.T., per un giro di aborti facili con certificazioni fasulle, ma anche per visite in regime di intramoenia, fuori dall’orario di lavoro e fuori dagli spazi dell’ospedale dal quale dipende, senza emettere il relativo documento fiscale. Per questo il medico è indagato per peculato per una somma di oltre 40mila euro. Secondo le indagini svolte dalla Guardia di Finanza di Sapri, il ginecologo avrebbe approfittato dello stato di bisogno di donne che avevano necessità di interrompere rapidamente la gravidanza o per indigenza o perché frutto di relazioni extraconiugali.  Tra le donne che si erano rivolte al medico ce n’era perfino una che voleva abortire per non compromettere la sua forma fisica. In 45 giorni di intercettazioni audio-video nello studio di B.T., i finanzieri avrebbero accertato che il ginecologo consentiva aborti prima dei sette giorni di riflessione previsti dalla legge, che vanno dalla data della visita medica che deve accertare la gravidanza fino a quando è possibile recarsi in ospedale per l’intervento di interruzione. Un periodo di tempo dato alle donne per ponderare bene la decisione che stanno per prendere e che, in non pochi casi, ha portato a cambiare idea, salvando così vite umane.  Le indagini, appena concluse, erano state avviate a febbraio del 2015 dai militari della Tenenza di Sapri, scaturite da un’ordinaria attività di verifica fiscale nei confronti del medico ginecologo, portando all’emissione di due avvisi di conclusione indagini preliminari da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lagonegro. Coinvolta anche l’assistente ostetrica del medico indagato. Già con le testimonianze di circa 250 gestanti, ascoltate in un primo momento dai militari della Guardia di Finanza, era stato possibile ricostruire, a carico del professionista e della sua assistente ostetrica, un pesante quadro indiziario in ordine al reato di peculato. Dalle intercettazioni ambientali disposte dalla Procura di Lagonegro, risultate decisive per le indagini, è lo stesso ginecologo a dichiarare alle proprie pazienti, in maniera sicura, incurante delle possibili conseguenze: «Salutatemi la Finanza quando andate fuori (dallo studio), io ricevute a voi non ne ho mai fatte e nemmeno stasera la faccio».  Ciò che ha destato maggiore interesse investigativo da parte dei finanzieri e dell’Autorità Giudiziaria, è stata l’incessante attività del ginecologo, finalizzata all’elusione della normativa sugli aborti, mediante emissione di certificati medici totalmente falsi. In tale attività, un ruolo di primo piano lo ha avuto proprio l’assistente del professionista che, in un caso, intercettata istruiva una paziente alla quale era stato appena rilasciato un falso certificato per l’interruzione della gravidanza: «Visto che tu tieni un certificato falso (rivolta alla paziente) se ti incontrano fuori tu dici “era un vecchio certificato che ho portato a vedere”, perché se ti ferma qualcuno e trova un certificato falso… è un macello… quindi… chiudi ’sta borsa».
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