venerdì 29 maggio 2015
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È tarda sera, ma nel palazzone della Questura di Roma gli investigatori della Squadra mobile continuano a mettere insieme indizi e testimonianze, legami di parentela e tracciati di telefoni cellulari. Puntano a chiudere l’estenuante e meticolosa caccia, in corso nella Capitale e in altre province, al guidatore e a uno dei due passeggeri della Lancia Lybra che mercoledì sera ha seminato morte e terrore, sfrecciando a 180 km all’ora fra le strade del quartiere romano di Boccea. La terza occupante dell’auto, una 17enne (iniziali M. H., nata a Roma, d’origine Rom e residente in un campo in periferia) era stata arrestata dagli agenti mercoledì, subito dopo l’inseguimento. I tre, ignorando l’alt di una volante della Polizia, avevano dato vita a un inseguimento e a una carambola «apocalittica», come l’hanno definita i testimoni, che ha fatto una vittima – Corazon Perez Abordo, 44enne filippina madre di tre ragazzi – e otto feriti: 2 filippini, 3 italiane, 2 francesi e un moldavo, alcuni ricoverati in codice rosso che da ieri non sarebbero più in pericolo di vita. Sull’auto, intestata insieme ad altre 24 vetture ad un’unica persona, c’erano impronte digitali dei tre, che potrebbero essere state usate per identificarli. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha chiesto al capo della Polizia Alessandro Pansa e al questore Nicolò D’Angelo «il massimo impegno. Sono assassini, li prenderemo e la pagheranno per intero. L’etnia non conta, contano le condizioni di guida. E la legge sull’omicidio stradale ha già superato i primi passi al Senato...». I due ricercati (il 17enne e l’altro di cui non è certa l’età) sono accusati di concorso in omicidio volontario, insieme all’arrestata (che, sarebbe sposata col 17enne e avrebbe un bambino di 10 mesi). Risiedono nell’insediamento rom abusivo di via della Monachina, un grumo di baracche nella periferia della Capitale. «Sto provando a chiamare mio figlio ma non risponde. Ha 17 anni, forse ha paura della Polizia», ha dichiarato la madre di uno dei ricercati. I suoi parenti sono addolorati: «Vogliamo chiedere scusa alla famiglia della vittima dell’incidente e a tutti i feriti. Se potessimo incontrare quelle persone, chiederemmo loro perdono».E la sorella del ragazzo aggiunge: «Gli diciamo di tornare da noi, poi deciderà il magistrato cosa fare». Sull’insediamento, e su altri campi, vigilano le forze dell’ordine, per prevenire momenti di tensione. La bravata omicida ha riacceso infatti rancori xenofobi e polemiche politiche. In via Battistini, luogo dello scontro, sono apparsi un mazzo di fiori con scritto «Giustizia» e diversi cartelli di protesta. Su uno c’è scritto: «Caro Marino adesso vacci tu a parlare con i familiari di queste persone. I tuoi cari amici zingari portali a casa tua...». Dagli Usa, dove si trova per ritirare un riconoscimento, il sindaco chiede calma: «Il mio appello alla città è di evitare trappole: occorre vicinanza alle vittime, severità per i colpevoli rifuggendo da odi e paure che qualcuno tenta di suscitare », come «Matteo Salvini e i suoi imitatori romani» che «gettano benzina» per qualche «tornaconto elettorale». In mattinata il leader della Lega Nord aveva scritto su Facebook: «Quando torneremo al governo, raderemo al suolo uno per uno tutti ’sti maledetti campi Rom, partendo da quelli abusivi ». Frasi choc, al limite dell’odio etnico e che poi ha sfumato in serata, ma che hanno suscitato lo sdegno del Pd («Sciacallo», tuona Emanuele Fiano) e l’ironia di Alfano: «Salvini sforna ricette tutti i giorni. Vorrei sapere cosa ha fatto a Strasburgo, dove si trova da 2.986 giorni, che cosa ha concluso?».
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