giovedì 17 marzo 2016
​A Bruxelles il Consiglio europeo che dovrebbe sancire l'accordo con la Turchia: 72mila siriani da ricollocare. LA NORMA Impronte digitali, il governo prepara il giro di vite
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Accordo con Ankara, Ue al bivio
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«Non vogliamo offrire una corsa gratis alla Turchia». Il primo vice presidente della Commissione Europea, Frans Timmermans, ieri ha voluto chiarire così i negoziati in corso con Ankara, in vista del Consiglio Europeo oggi e domani a Bruxelles, e che dovrebbe portare alla sigla dell’accordo Ue-Turchia abbozzato il 7 marzo. Il messaggio è chiaro: niente sconti. Anzitutto sul fronte della soppressione dei visti: «La Turchia – ha sottolineato Timmermans – dovrà soddisfare tutti e 72 i criteri», e, se vorrà ottenerla entro giugno, «dovrà aver adottato tutte le necessarie misure legislative entro aprile». Lo stesso rigore vale per la possibile apertura di nuovi capitoli negoziali per l’adesione all’Ue, con il cancelliere Angela Merkel che ieri assicurava che l’adesione «non è per ora sull’agenda dell’Unione». E nella nuova bozza di dichiarazione congiunta Ue-Turchia circolata ieri sera, e vista da 'Avvenire', si afferma solo che «l’Ue si preparerà per l’apertura di nuovi capitoli (…) il prima possibile». L’occhio è rivolto a Cipro, che continua a bloccare. Del resto la bozza concede davvero poco ad Ankara, che difficilmente potrebbe digerirla così. Così sui tre miliardi di euro oltre ai tre già decisi a novembre chiesti dai turchi, il testo promette solo di accelerare l’erogazione dei fondi già previsti, limitandosi poi ad aggiungere che «l’Ue è pronta a decidere fondi aggiuntivi (…) fino a 3 miliardi» a fine 2018, senza però sbilanciarsi oltre. Anche il principio che prevede che sia reinsediato nell’Ue un siriano per ogni siriano giunto illegalmente in Grecia che la Turchia si riprende, nella bozza viene definito «una misura temporanea ed eccezionale». Si parla solo di 72.000 siriani da reinsediare nell’Ue: la bozza infatti cita la cifra di 18.000 (dai 22.000 da reinsediare direttamente dalla Turchia già decisi a luglio, di cui 4.000 già assegnati), più 54.000, che era la 'quota' di richiedenti asilo che avrebbe avuto esser spostata dall’Ungheria nel quadro del piano da 160.000 richiedenti asilo da ridistribuire da Italia e Grecia (Budapest rifiutò). «Se il numero di rimpatri supererà quanto indicato da questo sistema - recita il testo il meccanismo sarà rivisto». Tradotto dai diplomatici: l’accordo salterà perché vorrà dire che la Turchia non ha mantenuto gli impegni. Altrimenti, in seguito si potrà di parlare di ulteriori reinsediamenti su base volontaria. Ieri comunque Timmermans ha assicurato che non ci saranno «espulsioni a tappeto» verso la Turchia.  Intanto la Commissione preme perché funzioni il piano di ridistribuzione, soprattutto per aiutare la Grecia. In una comunicazione pubblicata ieri avverte che finora solo 937 sono stati trasferiti da Italia e Grecia, e chiede di accelerare a 6.000 al mese per arrivare a 20.000 entro il 16 maggio. Bruxelles critica inoltre l’Italia per il fatto che «luoghi di accoglienza per i migranti da rimpatriare rimangono estremamente limitati». Da registrare ieri l’approvazione di una risoluzione sulla riforma del regolamento di Dublino sull’asilo da parte della Commissione libertà civili del Parlamento Europeo. Un testo senza valore giuridico in cui si propone un sistema centralizzato Ue per la raccolta e l’assegnazione delle domande di asilo. Un’idea che a Bruxelles circola da tempo, e che piace alla Commissione Europea, che il 6 aprile presenterà "opzioni" in vista poi di una proposta legislativa che andrà approvata dagli stati membri e dal Parlamento Europeo. Non sarà facile, molte capitali osteggiano la riforma, mentre Italia e Germania la chiedono. «Solo così – diceva ieri Merkel – si potrà salvare Schengen».
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