martedì 16 febbraio 2016
Distrutta la baraccopoli dei migranti nelle campagne di Foggia. Don Catalano (Caritas): «Hanno perso tutto, anche i documenti». Indagini a tutto campo: tra pochi giorni ci sarebbe stato lo sgombero.
Rignano, bruciato il ghetto dei migranti
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Solo cenere e fango. È quello che resta del "grande ghetto" dei migranti nelle campagne tra Foggia, Rignano Garganico e San Severo. La scorsa notte le fiamme hanno distrutto centinaia di baracche di plastica, legno e lamiera, che arrivano ad ospitare fino a 2mila persone nella stagione della raccolta del pomodoro, ma che in questi giorni davano riparo a 'solo' 450 migranti africani. Che ora sono senza un tetto. È infatti bruciato circa il 90 per cento della baraccopoli sorta spontaneamente una decina di anni fa e rimasta da allora l’unica soluzione abitativa per migliaia di braccianti/schiavi africani. Ora tutto finito in fumo.  «Sono rimaste solo le mattonelle – commenta  don Francesco Catalano, direttore della Caritas diocesana di Foggia da anni presente con moltissime iniziative in questo e negli altri ghetti –. È bruciato tutto, non hanno più niente neanche i documenti». Le fiamme sono scoppiate alle due di notte, altissime e hanno richiesto l’intervento di tre squadre dei vigili del fuoco intervenuti con vari mezzi. Il rischio maggiore era che scoppiassero le tante bombole del gas presenti nelle baracche. Ma grazie all’impegno dei vigili, tranne quattro migranti intossicati dal fumo, non c’è stata nessuna conseguenza per le persone. Sulle cause si sta indagando ma tutti sottolineano la stranezza di questo incendio. «È tutto molto sospetto, le fiamme sono partite dopo due giorni di pioggia e hanno distrutto tutto – sottolinea don Francesco –. Era evidente che in queste situazioni drammatiche tutto era prevedibile. Piccoli incendi c’erano giá stati ma mai di queste dimensioni». Il sospetto é che non sia stato fortuito. «È successo proprio ora che la Ragione ha annunciato l’intenzione di eliminare tutto il ghetto. Una strana coincidenza, ora tutto è più facile...», è il ragionamento del sacerdote. Anzi sembra che da alcuni giorni girasse una voce tra i migranti che era meglio andare via. Un’ipotesi che fa anche il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. «L’incendio è arrivato pochi giorni prima delle operazioni di sgombero che la Regione e la prefettura di Foggia stanno attuando al fine di porre termine a una situazione inaccettabile dal punto di vista umanitario, igienico e di ordine pubblico. Non si può escludere – aggiunge il governatore – che l’incendio sia stato un modo attraverso il quale ignoti abbiano voluto rendere inutilizzabile la struttura. In queste ore – conclude Emiliano – si sta procedendo ad analizzare la situazione per verificare quanto necessario attuare nell’immediato». Intanto si sono giá mossi i volontari della Caritas. Coperte, il pranzo e la cena. L’unica donna con due bambini è stata ospitata in una parrocchia di Foggia. «Bisogna chiudere subito quel serbatoio di sfruttamento che è il ghetto di Rignano Garganico, in provincia e sostituire l’accampamento con un sistema strutturato di alloggi, tutela e protezione» è la denuncia del segretario della Fai-Cisl Foggia, Franco Bambacigno, «Enti Locali, Regione e Istituzioni nazionali – afferma da parte sua il commissario nazionale Fai Cisl, Luigi Sbarra – devono intervenire urgentemente assicurando in quella realtà una rete di servizi adeguata, dagli alloggi alla sanità, dai trasporti al lavoro». Intanto però la scorsa notte i migranti rimasti senza un tetto hanno dovuto arrangiarsi. Alcuni hanno trovato posto, stringendosi un po’, nelle poche decine di baracche salvate dalle fiamme. La Prefettura si è subito attivata ma la Protezione civile regionale non è riuscita a predisporre nulla. Così per gli altri c’è solo il freddo della notte senza alcun riparo, solo le coperte e il latte caldo dei volontari. Sperando che non torni a piovere. «Ma qualche migrante ha giá cominciato a ricostruirsi la baracca con quello che é riuscito a rimediare. Non hanno alternative», avverte don Francesco. Così il 'grande ghetto' risorge dalle sue ceneri.
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